Gli atripaldesi verseranno circa 90 euro ciascuno per salvare il Comune
L’ultima cosa che farebbe un amministratore responsabile è quella di aumentare le tasse: partiamo da questo assunto per riconoscere al sindaco, alla giunta ed ai consiglieri che hanno votato l’aumento delle aliquote dell’Imposta municipale propria (Imu) l’ineludibilità della decisione. È noto, ma forse non ancora abbastanza, che le casse comunali sono praticamente a secco, che c’è un debito spaventoso, che cresce di anno in anno per svariate ragioni. Tuttavia, qualunque provvedimento, soprattutto se va a mettere le mani nelle tasche dei cittadini, oltre che dall’ineludibilità deve essere accompagnato anche dalla credibilità. Ovvero non solo bisogna essere sicuri che non v’è altra strada, ma anche che i sacrifici serviranno davvero a qualcosa. E su questo aspetto è il caso di porci qualche domanda perché, in questo caso, le scelte non sono tutte uguali.
Intanto, la sensazione è che l’aumento dell’Imu avrebbe potuto essere più articolato, nel senso che anziché aumentare di un punto base l’aliquota sulla prima casa e di un punto e mezzo quella sugli altri immobili, così come annunciato anche dal sindaco Spagnuolo e come hanno scelto di fare altri comuni, quantomeno si poteva cercare di diversificare le aliquote in base alle categorie catastali. È stato spiegato che non era possibile perché il Comune non è attrezzato per controllare la veridicità delle dichiarazioni. In altre parole, siccome esistono gli imbroglioni e non ci sono i mezzi per stanarli, il problema si risolve mettendo tutti sullo stesso piano: un peccatore, penitenza maggiore! E, di conseguenza, sia sull’abitazione principale che sugli altri immobili, di qualunque natura siano e a qualunque utilizzo siano destinati, si pagherà la stessa percentuale di imposta. Senza contare che la giustificazione contiene, tra l’altro, un giudizio estremamente negativo sulla capacità di funzionamento dell’ufficio preposto (tributi), lo stesso da cui per ragioni mai spiegate è stato trasferito, dopo appena un anno, l’unico dipendente assunto negli ultimi dieci anni, proprio a tale scopo e dopo un selettivo concorso durato diversi mesi. Misteri. Il provvedimento, poi, inciderà in misura maggiore sui proprietari della casa in cui vivono perché dai conti viene fuori che alzando di un punto base l’aliquota Imu, il gettito che ne deriva non è proporzionale, ma molto più alto. A differenza di prima, cioè, l’aumento colpirà soprattutto le abitazioni principali, rendendo ancora più odiosa l’imposta. La ragione risiede nel fatto che, evidentemente, saranno chiamati a pagare anche coloro i quali, con l’aliquota base, si erano “salvati” con le detrazioni. E questa finisce per essere una scelta politica prima che economica.
La credibilità, però, si misura anche con la capacità che si avrà di qui in avanti di valorizzare il sacrificio dei cittadini con provvedimenti seri, con scelte mirate e, soprattutto, cercando di correggere gli errori fatti sinora. Non è pensabile, per esempio, che ci siano voluti sei mesi per avere una fotografia (e non un fotomontaggio) dei conti comunali, come se la matematica fosse diventata improvvisamente un’opinione.
A conti fatti quest’anno i cittadini atripaldesi, tra Irpef e Imu, tireranno fuori circa un milione di euro in più (90 euro ciascuno, neonati compresi) per salvare il Comune: ne sarà valsa la pena? Al sindaco e alla sua maggioranza l’onere della prova.