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Se è così, meglio di no

I costi della mensa scolastica stanno per triplicare: ne vale la pena?

Mentre la città ancora si lecca le ferite inferte dalla manovra “lacrime e sangue” sull’Irpef e sull’Imu che l’Amministrazione comunale ha appena varato per evitare il dissesto finanziario, altre stangate sono in arrivo per alcune centinaia di famiglie, soprattutto quelle monoreddito con figli in tenera età.

Solo in questi giorni, infatti, è venuto alla luce, in tutta la sua drammaticità, con un ritardo forse solo apparentemente inspiegabile, un provvedimento assunto dalla giunta comunale lo scorso settembre, con il quale sono state spaventosamente aumentate le tariffe dei servizi a domanda individuale, ovvero la refezione ed il trasporto scolastico, solo due anni fa quasi raddoppiate dalla precedente amministrazione.

Aveva proprio ragione il sindaco qualche settimana fa quando scriveva che d’ora in poi ai genitori converrà probabilmente far pranzare i propri figli nei migliori ristoranti e farli accompagnare a scuola in taxi anziché usufruire dei servizi di mensa e trasporto comunali visti i prezzi stabiliti dalla giunta. Basti pensare, per esempio, che in alcuni casi il costo mensile della mensa sarà tre volte maggiore di quello attuale, con un aumento medio di oltre 30 euro al mese, ovvero circa 300 euro in un anno.

Non sappiamo quale sia stato il ragionamento che ha ispirato la manovra, dando per scontato che l’obiettivo è sostanzialmente quello di abbattere la spesa a carico del Comune, che, in ogni caso, garantirà l’esenzione ad una buona fetta di famiglie bisognose, circa un quarto di quelle che utilizzano i servizi, accollandosene giustamente il costo nonostante il parere diverso degli economi comunali, divenuti improvvisamente di manica stretta.

Nel contempo, però, almeno la giunta ha stabilito che d’ora in poi per usufruire del servizio mensa si pagherà, attraverso una tessera a scalare, soltanto il pasto effettivamente consumato e non più l’odioso ticket mensile forfettario, così almeno ogni famiglia potrà quantomeno farsi due conti ed evitare di far mangiare i figli a scuola se non è proprio necessario.

Tuttavia, la sensazione è che non si sia valutato fino in fondo l’impatto che avrà tale manovra sulle famiglie, senza prima verificare, per esempio, se può essere introdotta un’alternativa alla mensa oppure se può essere data la possibilità alle famiglie di non usufruire del servizio senza essere costrette a riprendere i bambini a mezzogiorno. In altre parole, se i costi del servizio sono realmente questi, divenuti ormai molto vicini a quelli delle strutture private, perché non dare ai bambini la possibilità di mangiare a scuola una sostanziosa merendina preparata a casa oppure di rinunciare al pasto in attesa che mamma o papà vengano a riprenderli dopo il lavoro per pranzare tutti insieme a casa?

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