Il problema principale del sindaco Spagnuolo resta la scarsa coesione della sua maggioranza e l’assenza di una vera prospettiva
L’estate è ormai finita e se n’è accorto anche il sindaco Spagnuolo. Il primo cittadino, infatti, lunedì scorso ha radunato i consiglieri comunali di maggioranza e, - stando alle testimonianze - con un discorso garbato ma fermo, ha chiesto a tutti di rientrare in azione, di darsi da fare. Qualcuno ha parlato di una strigliata soft, ma nella sostanza il sindaco si sarebbe lamentato della scarsa attitudine al lavoro di una buona parte dei consiglieri che genera, insieme alle ristrettezze economiche, l’odiosa sensazione di diffuso abbandono.
Tuttavia, aldilà dell’attitudine al lavoro (che non si compra al mercato), il problema principale del sindaco Spagnuolo resta la scarsa, se non nulla, coesione della sua maggioranza. Gruppi e sottogruppi, connessi a intermittenza e solo per esigenze di copione, condividono gli stessi spazi per ragioni solo apparentemente comuni. Basti pensare che solo qualche giorno fa, ad una manifestazione svoltasi in un comune limitrofo, pare si siano presentate ben due delegazioni del Comune di Atripalda, l’una all’insaputa dell’altra.
La città è profondamente distante da chi governa ed il Palazzo di città è frequentato più o meno sempre dalle stesse persone. E il sindaco non fa nulla per accorciare le distanze (non lo vedono passeggiare in Piazza da mesi). I consiglieri comunali continuano ad apparire sbandati, senza idee e, soprattutto, senza una visione comune. Insomma, se chiedete a qualcuno dove sta andando Atripalda e chi la sta conducendo vi risponderà quasi certamente che non lo sa perché ancora non l’ha capito. Un po’ i cambi di casacca, un po’ l’assenza di un vero dibattito politico, un po’ il venir meno del patto fondativo dell’alleanza, un po’ la mancanza di una critica degna di questo nome hanno fatto sì che ormai nessuno risponde a nessuno di ciò che fa, che i problemi veri continuano a restare tali e che l’Amministrazione appaia condannata a galleggiare fino a quando qualcuno non deciderà di togliere il tappo e farla affondare. E non sembra una grande prospettiva, né per chi è dentro, né per chi è fuori.