Dopo quasi due anni ci si accorge che c’è qualcosa che non va… ma ancora non si capisce bene in cosa Atripalda sta investendo le sue energie
I partiti si sono (ri)svegliati. Dopo un anno e mezzo di latitanza le forze politiche che nel 2012 diedero vita alla lista guidata da Paolo Spagnuolo che vinse le elezioni hanno deciso di (ri)entrare in gioco. Anche se ancora non è ben chiaro con quali propositi e se sono gli stessi per tutti. Quella che si sta affacciando è una fase molto delicata perché non è sempre vero che dalle migliori intenzioni vengano poi fuori le migliori risposte. I partiti hanno la grossa responsabilità di essersi finora interessati più a loro che alla città e, quindi, hanno molto terreno da recuperare, soprattutto in termini di credibilità. Perché mentre loro si guardavano allo specchio, la città gemeva e si piegava su se stessa, sotto il peso dei tributi, dei problemi, delle inefficienze e delle disinvolture. Il partito che nell’ultimo anno e mezzo è clamorosamente mancato all’appello è stato il Partito democratico, scegliendo di curare prima se stesso che la città. E ammesso che ci sia riuscito (anche non sembra proprio a giudicare dall’aria che tira in città) è stato soprattutto perché nel frattempo si è prepotentemente affacciato sulla scena politica nazionale Matteo Renzi. Ma se il sindaco di Firenze ha risolto i problemi del Pd, viene da chiedersi chi risolverà i problemi di Atripalda. Ovviamente nessuno. L’elenco è talmente lungo che solo chi vive fra le nuvole può pensare che ci sia qualcuno in grado di sciogliere tutti i nodi e, dunque, parlare oggi di verifica amministrativa, dopo un silenzio durato quasi due anni, è quantomeno imbarazzante. Il ritardo con cui il Pd e gli altri partiti della maggioranza si (ri)affacciano è talmente colpevole che viene quasi da temere che davvero al peggio possa non esserci mai fine. Dopo due anni ci accorgiamo che l’unico impianto sportivo è chiuso, che gli uffici comunali lasciano a desiderare, che il problema dei rifiuti è più grande di noi, che senza progettazione non arrivano finanziamenti, che la Civita è sempre chiusa, che il mercato sta morendo e insieme a lui anche parco delle acacie, che si pagano troppe tasse, che c’è troppa evasione, che gestire un istituto scolastico comprensivo non è semplice, che il commercio è finito, che la burocrazia rischia di uccidere le tradizioni e che si sa ancora in quale direzione stiamo andando. Sempre che a qualcuno importi veramente…