La cessione del Centro servizi aggiusta in qualche modo i conti del Comune, ma senza una prospettiva certa sarà difficile evitare che non sia valso a nulla
Forse ancora non si può cantare vittoria, ma si può cominciare a scaldare la voce: se alle parole seguiranno i fatti, sembra proprio che dopo sette tentativi di vendita con l’asta pubblica e dopo un anno e mezzo di trattativa privata si stia vendendo il Centro servizi di via San Lorenzo ad un’azienda farmaceutica romana. Molti sicuramente storceranno il naso perché la cessione di quell’immobile, fra l’altro con uno sconto del 40% rispetto alla stima dell’Ufficio tecnico, rappresenta certamente una “sconfitta” per la nostra città; per molti altri i soldi che ricaveremo serviranno solo a spostare di qualche anno in avanti l’inevitabile dissesto finanziario; per altri ancora è la soluzione migliore perché, ormai, quella struttura non veniva più utilizzata (e non lo è mai stata appieno in quindici anni) e stava cominciando a cadere a pezzi. Qualunque opinione ha diritto di cittadinanza, anche quella di chi pensa che l’Asl andasse incoraggiata di più perché il rischio che il distretto finanziario possa lasciare la città in fondo non è ancora del tutto superato. Secondo alcune indiscrezioni non confermate sembra, però, che il manager dell’azienda sanitaria locale, Florio, e la famiglia Palma abbiano raggiunto un accordo per il rinnovo del contratto di fitto e, quindi, il rischio di perdere il polo sanitario in realtà non esiste. Vedremo. Così come vedremo se abbiamo fatto bene a fidarci della Xenus. A questo punto sembra che il bilancio comunale, in un modo o nell’altro, sia stato rattoppato, anche se permangono i soliti problemi strutturali, ovvero quelli che alla fine di ogni anno fanno sì che le uscite siano sempre superiori alle entrate. E questo accade sia perché c’è una bella fetta di evasione, sia perché la fetta più grossa della torta resta nelle buste paga dei dipendenti, a fronte di trasferimenti statali sempre più incerti e inadeguati. La bozza di bilancio ancora non è pronta e, dunque, ancora non è possibile capire che tipo di manovra si voglia fare: una riduzione dei costi qua e la oppure un azzeramento totale della spesa non vincolata immaginando un meccanismo di premialità. Forse c’è ancora un po’ di tempo prima di decidere visto che i termini di approvazione sono stati spostati avanti di due mesi dal governo uscente, ma appare chiaro a tutti che se davvero non si fa qualcosa per tappare le falle nel giro di uno anno o due staremo punto e d’accapo. E non abbiamo più nulla da vendere. Sembra di percepire un ostacolo lungo questo solco perché ancora non è chiaro qual è l’orizzonte temporale di questa amministrazione. Secondo molti appena un anno, il tempo che serve al sindaco Spagnuolo per candidarsi alle prossime elezioni regionali, ovviamente per puntare all’elezione, portando il Comune a nuove elezioni essendo le due cariche incompatibili. Dal primo cittadino non arrivano smentite a questa ipotesi e a giudicare dal nervosismo che si avverte in giro perché nessuno, evidentemente, ci tiene ad andare a casa prima del previsto, sembra proprio che questa eventualità sia destinata a condizionare il prossimo futuro.