Sabato, 27 Lug 24

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SPIEGATELO ALLA CITTA’

Sembra che, finalmente, la crisi al Comune sia arrivata al collo dell’imbuto. I nodi stanno per arrivare al pettine. Appare inevitabile, ormai, alla luce dell’ultimo intervento del sindaco Laurenzano e della lettera aperta di risposta del capogruppo consiliare PD Tomasetti, che, dopo il fallimento delle “trattative” politiche avviate dopo l’ultimo, drammatico, Consiglio comunale, si debba tornare nuovamente in Aula per avviare la “conta” e verificare se, come sembra, è arrivato il momento del “rompete le righe”.

La storia è lunga e, in tutto questo tempo, chi si è appassionato si sarà già fatto un’idea sui torti e sulle ragioni. Tutti gli attori in campo hanno seguito una strategia, perseguendo un obiettivo che fra pochi mesi, in campagna elettorale, sarà ancora più chiaro. Tuttavia, il punto a cui siamo arrivati oggi è già chiaro a tutti: l’Amministrazione è arrivata al capolinea.

Le condizioni affinché ciò accadesse erano già presenti nei fatti cinque mesi fa, quando il sindaco accettò di chiudere la crisi formando una giunta che non rifletteva gli equilibri della maggioranza. Ed, infatti, a distanza di appena pochi mesi, Laurenzano, temendo di isolarsi dalla componente centrista e sentendosi evidentemente accerchiato e sotto pressione, è scoppiato, attaccando il PD ed i suoi riferimenti cittadini (capogruppo e segretario).

Lo strappo si è temporaneamente ricomposto giusto un attimo prima del Consiglio comunale chiamato ad approvare gli Equilibri di Bilancio, altrimenti il banco saltava, e poi tutto è tornato esattamente com’era prima nel momento in cui, sempre il sindaco, è intervenuto nuovamente per rivendicare prerogative e dettare l’agenda, ma ammettendo anche che non è stato capace di trovare una soluzione “politica” alla crisi nata - sostiene - sei mesi fa, quando è nato il gruppo consiliare del PD, perché i due attuali gruppi consiliari (PD e Centrosinistra) hanno assunto un atteggiamento di “esclusione l’uno dell’altro”.

Non sappiamo se il sindaco Laurenzano abbia valutato attentamente il rischio che adesso corre decidendo di rompere il “patto” col PD, che gli ha garantito i voti necessari ad approvare la Salvaguardia degli equilibri di Bilancio ed evitare il commissariamento in cambio della ricomposizione politica della maggioranza. Una mossa, quella del sindaco, assolutamente disperata, priva di respiro politico, per affermare addirittura che nel 2007 la lista “Centrosinistra per Atripalda” era una civica e, quindi, che non deve alcuna risposta ai partiti, tantomeno al suo, il PD (fra l’altro, l’unico, come tale, che lo sostiene) che ancora rimprovera per non avergli dato le risposte che aspettava rispetto alla gestione della linea politica.

E ora?

Il sindaco ribadisce di non essere disposto a dimettersi e invita i consiglieri, gli stessi, presumibilmente, che il 12 ottobre scorso gli hanno accordato fiducia, ad “assumersi le proprie responsabilità”, in un senso o nell’altro, per andare avanti o per andare tutti a casa.

Il capogruppo del PD Tomasetti, “preoccupato per la piega che ha preso la crisi”, ha subito risposto che non c’è più tempo da perdere nel convocare un Consiglio comunale dove “riferire l’esito dell’esplorazione compiuta” perché non è al Partito democratico che il sindaco “deve chiedere ulteriore disponibilità, ma a chi non ha ancora chiarito come vuole e se vuole sostenerlo fino al 2012”, ovvero ai consiglieri del gruppo “Centrosinistra”, invitati da Tomasetti a dimettersi se non sono in grado né di stare al governo, né all’opposizione. E in più, dopo aver convocato una riunione urgente del gruppo consiliare, si apprende che se entro lunedì il sindaco non convocherà il Consiglio comunale, ci penserà il gruppo consiliare del Partito democratico con le prerogative che la legge attribuisce ad un quinto dei consiglieri (ne bastano quattro, il PD ne conta sei). E, intanto, il sindaco cosa fa? Anziché convocare il Consiglio comunale, ha convocato la… Giunta per giovedì a mezzogiorno. Ma le condizioni non ci sono e la seduta è andata deserta.

Il capogruppo del “Centrosinistra” Troisi, invece, tirandosi sostanzialmente fuori da quella che considera una vicenda che riguarda esclusivamente il sindaco ed il PD, non accetta il “consiglio” di Tomasetti e offre a Laurenzano i numeri per realizzare i punti programmatici che ha indicato nel documento, in buona parte riconducibili ai settori seguiti dagli ex assessori del “Centrosinistra”.

E, infine, Sinistra, Ecologia e Libertà, che per primo aveva dato per morta la maggioranza, tirandosi definitivamente fuori dalla giunta e offrendo il sostegno in Consiglio comunale solo sui punti che sarebbero andati in continuità rispetto all’azione amministrativa sin qui svolta, in particolare nei settori seguiti dall’ex assessore Adamo, interviene nuovamente per dire che, se il sindaco vara una nuova giunta e se si comincia seriamente a discutere di un’alleanza di centrosinistra rinnovata, conferma l’appoggio esterno.

Da questa sintesi pur breve rispetto a quanto accaduto negli ultimi giorni a causa di un improvviso ritorno di fiamma, probabilmente si comprende che adesso è davvero ora di finirla.

Lo spettacolo che sta offrendo la politica cittadina è diventato davvero imbarazzante oltreché incomprensibile. Non ci sono mezze parole per descrivere il “teatrino” che da alcuni mesi a questa parte (ma, forse, si potrebbe parlare di anni) i “responsabili” delle sorti di Atripalda stanno mettendo in scena. E ormai non è più una questione di torti e ragioni, ma di dignità. Quella dignità che non si dovrebbe mai mettere del tutto da parte, neanche in politica. I documenti, le dichiarazioni, le riunioni, le strategie non servono più a nulla: non servono a spiegare, non servono a risolvere. Ormai contano solo i fatti. Gli stessi fatti che dicono che da sei mesi l’Amministrazione è allo sbando, che la giunta si riunisce a singhiozzo da un mese e mezzo, che sette deleghe pesanti (Servizi sociali, Commercio, Ambiente, Turismo, Lavori pubblici, Tributi e Patrimonio) non hanno più un riferimento politico da tre settimane e che la città avrebbe bisogno di tutt’altro clima per risolvere i suoi gravi problemi. A parole tutti dicono di pensare alla città, di parlare ai cittadini, di essere coerenti, ma non sembra. Ormai i politici si parlano addosso, i loro ragionamenti sono astratti, nessuno ha il coraggio di dire ciò che pensa realmente.

Mancano sei mesi più o meno alle prossime elezioni e, forse, nemmeno profondendo le energie maggiori si riuscirà a cogliere qualche buon risultato, figuriamoci in questa situazione, in questo fuggi fuggi generale. Aldilà di ciò che suggerirebbe l’etica, il sindaco ha tutto il diritto di governare, anche senza avere una maggioranza politica. Però deve farlo: è stato eletto per questo. E per farlo ha una sola strada: andare in Consiglio comunale, dire cosa ha intenzione di fare e verificare chi è ancora disposto a dargli credito.

Perché è in Consiglio comunale che si parla e si dà conto alla città.

Gianluca Roccasecca

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