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Palladino: Non credevo di essere io il problema

L’ex assessore è amareggiata per l’avvicendamento in giunta e conferma di aver restituito le deleghe

Palladino

Si era già fatta “sentire” la scorsa settimana con una lettera indirizzata al sindaco, oggi accetta di parlare del rimpasto in giunta che l’ha vista perdere il posto: la consigliera Nancy Palladino manifesta senza troppi giri di parole la propria amarezza annunciando di aver restituito al primo cittadino le deleghe conferitele all’indomani dell’avvicendamento (cultura, periferie, Alvanite e Piano di zona sociale) e spiega quale sarà il suo atteggiamento d’ora in avanti.

 

Si aspettava di pagare lei per tutti?

“Pagare” è un termine forse troppo forte, ma sicuramente aiuta a rendere l'idea di quello che è accaduto. No, non mi aspettavo di uscire dall'esecutivo e non perchè ero e sono l'unica donna eletta in Consiglio comunale, ma piuttosto perchè ero convinta che l'impegno che ho profuso in questi due anni di lavoro avesse convinto il Sindaco delle mie capacità. D'altronde, ritengo di aver raggiunto tutti gli obiettivi che c'eravamo posti e che possono essere rintracciati all'interno delle linee programmatiche di mandato: il Comitato di quartiere di Alvanite, il regolamento per la cessione a terzi dei beni comunali, la programmazione triennale delle assunzioni, solo per citare alcuni esempi. Adesso, con la fine della pausa estiva, avrei continuato a concentrarmi sul piano di valorizzazione ed alienazione del patrimonio comunale per il quale erano state già affrontate e condotte “in porto” alcune questioni, come la concessione del bar situato a parco delle Acacie, la dismissione degli alloggi di via San Giacomo, e ovviamente la situazione del quartiere Alvanite per il quale abbiamo avuto un finanziamento regionale di 50mila euro al fine di progettare la ridefinizione di spazi esterni.

Dopo il rimpasto ne ha parlato col sindaco?

Purtroppo no, avrei desiderato tanto farlo, ho anche chiesto un colloquio, ma al momento non sono riuscita ad averlo.

Qual è il disegno politico che secondo lei ha ispirato il rimpasto di giunta?

Non sono convinta che al momento esista un preciso “disegno politico”, almeno nei termini in cui mi pone la domanda. Non è un mistero che le tensioni esistenti nel PD cittadino abbiano pesato tanto in questo rimpasto e credo che il sindaco aveva esigenza di darvi conto. C'è da dire, comunque, che, a mio avviso, questo avvicendamento non è stato fatto con i crismi dell'equilibrio: se dovessimo ragionare in termini di appartenenza agli ex partiti, infatti, è curioso che ad essere sostituiti siano stati due ex diessini.

Pensa, allora, che il sindaco abbia mandato un messaggio agli ex Diesse (della serie: vado avanti, con o senza di voi…)?

Se dovessi giudicare la questione alla luce della conferenza stampa tenuta dal sindaco all’indomani del rimpasto sembrerebbe proprio di sì, ma questa è soltanto una mia impressione. Il dato di fatto è che il sindaco ammette che gli ex DS vengono penalizzati da questo rimpasto e che pertanto spetta a loro il vicesindaco. Un po’ poco rispetto al progetto che pure il PD cittadino dichiara di avere sposato: una sintesi tra le sensibilità provenienti dalle vecchie formazioni .Il tempo ci dirà.

Che significato ha per lei la nomina nel CdA del Consorzio dei servizi sociali e, in sostanza, quali funzioni le sarebbero state attribuite con tale nomina?

Credo che il sindaco, con questa nomina, avesse intenzione di farmi lavorare su tematiche più vicine alla mia specificità professionale. Il CdA del Consorzio Servizi Sociali è un organo di programmazione e decisione rispetto agli interventi di natura sociale sul territorio. Pertanto ai consiglieri del CdA spettano queste funzioni, per l’esercizio delle quali non percepiscono alcuna indennità economica.

Accetterà le deleghe che il sindaco le ha assegnato?

Nella riunione di lunedì sera ho chiarito al sindaco, al capogruppo e ai colleghi della maggioranza la mia posizione, restituendo le deleghe al primo cittadino. Questa decisione è nata da una precisa analisi di quanto mi è stato assegnato: il sindaco mi ha affidato la delega al quartiere Alvanite senza il Patrimonio, la delega alla Cultura senza il Parco Archeologico, la delega al Piano di Zona senza i Servizi Sociali, in buona sostanza una serie di sotto-deleghe che per quanto interessanti ed avvincenti costituiscono solo una fetta di un intero settore. A mio avviso, questo “spezzettamento” non può che nuocere alla macchina amministrativa, significherebbe appesantire un sistema che invece ha bisogno di essere più snello e veloce. Faccio un esempio: nel momento in cui un residente di Alvanite dovesse venire ad espormi un suo problema, cosa dovrei fare? Sicuramente potrei adoperarmi, ma la sua risoluzione spetterebbe sempre ad un’altra persona, e sappiamo bene che la tempestività, in alcuni casi soprattutto, è fondamentale.

Non crede, dunque, che d’ora in poi potrà esserci quel cambio di passo auspicato dal sindaco?

Non posso far altro che augurarmelo, Atripalda lo merita.

Tuttavia un’«inversione di rotta» già si registra: quanto è fondata, per esempio, l’ipotesi che la giunta stia pensando di mettere in vendita il Centro servizi per ripianare il deficit del Comune? E lei, da ex assessore al patrimonio, condividerebbe tale ipotesi?

Non è un mistero che il sindaco stia pensando a grosse operazioni al fine di risanare la situazione economica del Comune, una di queste riguarderebbe proprio la vendita del Centro servizi, per il quale, invece, durante questo ultimo anno la giunta comunale si era espressa a favore di un bando per la sua locazione. E, per quanto mi riguarda, resto “fedele” all’idea contenuta nel piano di valorizzazione votato in consiglio comunale che prevedeva l’ipotesi della locazione. Credo che il piano votato in Consiglio comunale sia, però, limitativo rispetto alle idee che in questi giorni sta esprimendo il sindaco. Mi rendo conto che le leggi statali pongano “a sanatoria” delle casse comunali la valorizzazione del patrimonio, ma questa a mio avviso non può coincidere con una dismissione tout court dell’intero patrimonio comunale.

Dopo il rimpasto è rimasta fuori anche la delega al bilancio che l’ex vicesindaco Landi ha rifiutato: ritiene che il sindaco debba trattenerla oppure assegnarla ad un esterno?

Dipende da quanto il sindaco e la giunta ritengano prioritario il risanamento economico. Se è vero, infatti, che esso è in cima all’agenda amministrativo-politica di questa maggioranza, allora la delega al bilancio deve essere affidata ad una persona davvero competente della materia. Il consigliere Landi ha fatto un ottimo lavoro tra mille difficoltà, ed egli stesso, aveva manifestato in tempi non sospetti, la necessità di un ausilio di natura tecnica. Pertanto, senza infingimenti politici, il bilancio, oggi come oggi, deve essere affrontato da chi abbia esperienza in merito. Non credo ci sia più tempo per le improvvisazioni.

Come si comporterà d’ora in poi in Consiglio comunale?

Intanto, vorrei cogliere l’opportunità che mi offre con questa intervista, per ringraziare tutte le persone che in questi giorni mi hanno dimostrato una grossa solidarietà ed un grande affetto, nonché tutti i dipendenti comunali che in questi anni mi sono stati vicini aiutandomi a gestire deleghe così impegnative. Detto questo, ho tutta l’intenzione di esercitare la mia funzione di consigliere comunale, portando avanti il ruolo con spirito di collaborazione. Aggiungo che sarò molto più partecipe e critica nel ruolo di consigliere, farò proposte e illustrerò soluzioni, soprattutto per il Quartiere Alvanite, che non abbandonerò mai, con la speranza che la giunta le accolga.

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