Domenica, 01 Set 24

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Domenica 6 giugno 2010

Dal libro della Genesi (14,18-20)
In quei giorni, Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». E [Abramo] diede a lui la decima di tutto.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (11,23-26)
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
Dal Vangelo secondo Luca (9,11-17)
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

IL VANGELO DEL 6 GIUGNO 2010
L'Eucarestia, la Messa è il segno della presenza di Cristo che ci raduna ogni settimana, è il Cristo di Dio che fa "memoriale" della sua presenza, che si dona nel segno semplice e sconvolgente del pane e del vino. In questo deserto che è la vita, la folla ancora chiede pane, pane che è la pienezza della felicità, che è il senso della vita. E Gesù si consegna, domenica dopo domenica, alle nostre comunità. Avremo il coraggio di piegare il cuore, oltre che le ginocchia, davanti a quel pane e a quel vino che, inauditamente, professiamo essere la presenza concreta, reale, misteriosa di Cristo? Paolo ci suggeriva che ogni volta che compiamo, secondo quanto richiestoci dal Signore, questo gesto, non facciamo che ripercorrere la morte in croce di Cristo, il dramma di Dio che si consegna per amore. E oggi come allora, questo grido verso il Padre rischia di restare sospeso nell'aria, inascoltato. Le nostre Messe, spesso noiose, non mancano solo di fantasia, ma di fede; le nostre assemblee, se avessero il coraggio di uscire dalla logica del dovere sarebbero trasformate dall'incontro con Cristo; le nostre Eucarestie, invece di finire in cinquanta sbrigativi minuti, finirebbero con l'uscire dalle nostre Chiese per entrare nelle nostre case e diventare noi, come Lui, pane spezzato per un mondo che muore d'inedia. Abbiamo bisogno di riscoprire il valore della sorgente che possediamo sotto casa, abbiamo bisogno di dissetarci alla Parola e al Pane. Come gli apostoli che accettarono la sfida di condividere quel po' che avevano alcuni pani e alcuni pesci, per mettere in gioco la loro stessa vita. L'Eucaristia, dunque, è un miracolo, in quanto segno della presenza di Dio, per mezzo di Cristo, nel suo popolo, tra la sua gente. L'Eucaristia è un segno efficace, che cioè produce ciò che significa. In essa la presenza di Cristo non è soltanto ricordata, ma è reale. Gesù è presente, in quel pane e in quel vino che rendono i fedeli membra vive del suo Corpo. È proprio vero: "Se la gente conoscesse il valore dell'Eucaristia. l'accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica" (Santa Teresa di Lisieux). Con questo pane vogliamo saziarci ogni giorno per essere più santi e capaci di amare e perdonare, per fare luce nella nostra vita e nel nostro tempo, assetato di verità, pace e giustizia.

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