Sabato, 23 Nov 24

Tu sei qui:

Domenica 20 giugno 2010

Dal libro del profeta Zaccaria (12,10-11- 13)
Così dice il Signore: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito. In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo. In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità».
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (3. 26-29)
Fratelli, tutti voi siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.
Dal Vangelo secondo Luca (9, 18-24)
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «II Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».

IL VANGELO DEL 20 GIUGNO 2010
"Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui... " questo della preghiera solitaria è un contesto che accompagna abitualmente i momenti più importanti della vita del Signore, è un clima particolare nel quale, anche se l'evangelista non lo dice esplicitamente, erano sicuramente coinvolti anche i discepoli; ed è a loro che inaspettatamente si rivolge Gesù con quella domanda che fa pensare ai nostri sondaggi di opinione: "Le folle, chi dicono che io sia?". In realtà l'interesse del Maestro non è per la sua persona, ma per la vita di fede di chi lo ascolta e, in particolare, dei discepoli: coloro che erano a lui più vicini e ai quali un giorno avrebbe consegnato la prosecuzione del suo stesso ministero perché la parola di salvezza potesse giungere sino ai confini della terra e la salvezza fosse assicurata ad ogni uomo, in ogni tempo. E' chiaro, nessuno poteva avere la capacità di cogliere la vera identità di Gesù; le folle che lo seguivano potevano solo ammirarne la sapienza, la bontà e la facoltà di compiere prodigi; ma che quell'uomo fosse il Figlio di Dio nessuno poteva ancora comprenderlo. Ma ecco che la stessa domanda, Gesù la rivolge ai suoi: "Ma voi, chi dite che io sia?". Quel "ma" è importante e ci dice che qualcosa è cambiato: il maestro si rivolge agli amici, a quei pescatori scelti per condividere con lui una missione: "Vi farò pescatori di uomini" aveva detto loro (Mc 1,17); uomini che lui aveva scelto, ma che, tuttavia, lo avevano liberamente seguito perché anche loro avevano fatto una scelta; e questa scelta era Gesù di Nazareth. Dobbiamo interrogarci seriamente se Gesù di Nazareth, Figlio di Dio e nostro Dio, è veramente l'asse attorno al quale ruota tutta la nostra vita con le sue scelte e il suo agire; infatti è facile affermare con le labbra che egli è il Cristo; ma questa affermazione, per essere vera, deve avere riscontro in uno stile di vita che sia conforme a quella del Maestro sempre, soprattutto quando il dolore, in tutte le sue forme, anche le più drammatiche, bussa alla nostra porta e la salita verso il nostro Calvario si fa ripida e faticosa; solo allora risplenderà la forza del nostro credere e la profondità del nostro amore per Lui che si è donato totalmente per noi.

E-mail Stampa PDF