Sabato, 23 Nov 24

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Domenica 12 settembre 2010

24^ Domenica Ordinaria
Dal libro dell'Esodo (32,7-11.13-14)
In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Va', scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: "Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto"». II Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione». Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto con grande forza e con mano potente? Ricordati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: "Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre"». II Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo (1,12-17)
Figlio mio, rendo grazie a colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia mettendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo per ignoranza, lontano dalla fede, e così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù. Questa parola è degna di fede e di essere accolta da tutti: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, il primo dei quali sono io. Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Cristo Gesù ha voluto in me, per primo, dimostrare tutta quanta la sua magnanimità, e io fossi di esempio a quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Al Re dei secoli, incorruttibile, invisibile e unico Dio, onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Dal Vangelo secondo Luca (15,1-10)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". lo vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

IL VANGELO DEL 12 SETTEMBRE 2010
La liturgia della Parola di questa domenica ci rivela un Dio che è per l'uomo, per ogni uomo, in favore dell'uomo... un Dio che dell'uomo, della sua creatura, fa l'unica ragione di vita.
E' un Dio capace di tornare sui suoi passi (quella raccontata nella prima lettura è quasi una conversione) in ragione di una promessa fatta, di una parola data anche se il peccato dell'uomo è il più "odioso" che si possa fare: voltare le spalle a Dio, costruirsi un idolo e adorarlo.
E' un Dio che ha cuore per le nostre miserie, qualsiasi miseria: Paolo è un bestemmiatore, un persecutore, un violento,... eppure gli è stata usata misericordia. Un Dio che si perde, quello raccontato dal vangelo, un Dio che invita alla gioia e alla festa perché anche uno solo ha deciso di cambiare vita e di seguirlo. Un Dio capace di attendere ogni giorno il ritorno del figlio per corrergli incontro ed abbracciarlo.
Ora Gesù, sia nel suo comportamento che nelle eloquenti immagini del pastore e del padre, viene a portarci proprio questo straordinario annuncio, che riprende e completa la rivelazione dell'Antico Testamento: Dio non aspetta che l'uomo si converta e diventi buono per volergli bene; lo ama da sempre, lo ama mentre è ancora peccatore e per questo lo cerca ostinatamente, "va in cerca della pecora perduta, finché non la ritrova" (v.4), cioè a tutti i costi, a qualsiasi prezzo, anche quello della vita. Gesù, trasparenza di Dio, è il buon pastore, venuto a cercare e a chiamare i peccatori, perché si convertano; e li ha cercati a tutti i costi, al punto che - come dice S. Paolo - "mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi".
Dio vuole che tutti gli uomini si salvino, che tutti prendano parte al banchetto escatologico del suo regno; per questo - afferma Gesù solennemente - "vi sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione" (v.7). Anche questa rivelazione "scandalizza", e non solo scribi e farisei, ma tutti quelli che si ritengono "giusti".
Istintivamente si è sempre più indulgenti e benevoli con se stessi che con gli altri e si fa presto ad infastidirsi e a criticare il comportamento esemplificato e sollecitato da Gesù. Così avveniva nella comunità di Luca, come sappiamo da Atti 11,3: "Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!" dicono a Pietro. Così purtroppo continua a succedere anche tra noi, ogni volta che non sappiamo testimoniare l'amore di Dio, che sa vedere, accogliere e amare chi è "perduto".

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