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Domenica 10 ottobre 2010

Dal secondo libro dei Re 5, 14-17
In quei giorni, Naamàn [il comandante dell'esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra]. Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l'uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L'altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore».
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2, 8-13
Figlio mio, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.
Dal Vangelo secondo Luca 17,11-19
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?». E gli disse: «Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato!».
Spunti per la riflessione
Gesù sta salendo verso Gerusalemme. Sulla strada gli si fanno incontro dieci lebbrosi che urlano a distanza.
La lebbra è una malattia terribile e devastante, che marcisce il corpo, lo spirito e le relazioni.
Dei dieci uno è straniero, nemico, un samaritano.
Ma la malattia e il dolore accomunano ogni uomo, senza distinzioni di religione o di etnia. Gesù chiede loro di andare dai sacerdoti per essere guariti.
e un retaggio dell'antico Israele, quando il sacerdote fungeva anche da ufficiale medico: solo lui poteva attestare la guarigione e il reinserimento di un lebbroso.
Questa richiesta, da parte di Gesù, indica il suo profondo rispetto per il passato di Israele, egli non è venuto a distruggere, ma a dare compimento, a riportare alla propria origine il progetto di Dio.
La guarigione non è istantanea, richiede un cammino, un fidarsi; Dio non ama i miracoli eclatanti, chiede sempre consapevolezza, cammino, fiducia.
I dieci vanno e, mentre camminano, si accorgono di essere guariti. Uno solo torna a ringraziare, pieno di fede.
Il samaritano torna indietro lodando Dio a gran voce, non può tacere, urla la sua gioia, la sua solitudine e la sua emarginazione sono finalmente finiti.
e gli altri? Chiede Gesù.
Nulla, spariti, scomparsi.
Guarire gli uomini dalla loro ingratitudine è ben più difficile che guarirli dalle loro malattie. Basta la salute?
Certo, la salute è bene prezioso, e va conservato, con uno stile di vita salubre ed armonioso, ricordandoci che la pace del cuore di chi incontra Dio e scopre il proprio progetto di vita, apporta anche benessere psicofisico profondo. Ma non è vero, non basta la salute, ci necessita la felicità.
Gesù ci dice che la salute non è tutto, più della salute c'è la salvezza.
e la felicità consiste nell'aprire il cuore alla gratitudine di un Dio che ci guarisce nel profondo da ogni solitudine, da ogni dolore.

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