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Domenica 20 febbraio 2011

Dal libro del Levìtico (Lv 19,1-2.17-18)
il Signore parlò a Mosé e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: "Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore"».
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 3,16-23)
Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che io Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani».
Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il inondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro' Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: "Occhio per occhio e dente per dente". Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l'altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da' a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico". Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto a Padre vostro Celeste.

IL VANGELO DEL 20 FEBBRAIO 2011
Il comandamento dell'amore del prossimo non era sconosciuto prima di Gesù. Infatti, nell'Antico Testamento non si era mai pensato che si potesse amare Dio senza interessarsi del prossimo (Prima Lettura). Nei Proverbi si trova addirittura una affermazione che Gesù sembra ripetere quasi con le stesse parole: «Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare; se ha sete, dagli acqua da bere... e il Signore ti ricompenserà» (Pr 25,21-22). Nella sua formulazione, nei suoi contenuti e nella sua forte esigenza il comandamento di Gesù è nuovo e rivoluzionario. E' nuovo per il suo universalismo, per la sua estensione in senso orizzontale: non cunosce restrizioni di sorta, non tiene conto di eccezioni, di confini, di razza, di religione. E' nuovo per la misura, per l'intensità, per la sua estensione verticale. La misura è data dal modello stesso che ci viene presentato: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Amarci come fratelli, con un amore che cerca il bene di colui che si ama, non il nostro bene. Amare come Dio che non cerca il bene nella persona che ama, ma crea il bene in essa, amandola. Nel nome della religione e di Cristo i cristiani si sono divisi, lacerando così il corpo di Cristo. Hanno visto nel fratello un nemico, si sono "scomunicati" a vicenda, chiamandosi eretici, bruciando libri ed effigi... e persino uomini. E' stato versato sangue, è esploso odio nelle guerre di religione. Oggi la Chiesa ha superato o si avvia a superare tanti di questi limiti. Non ci sono più eretici, ma fratelli separati; non ci sono più avversari. ma interlocutori; non guardiamo più a ciò che divide, ma prima di tutto a ciò che unisce; non condanniamo in blocco e aprioristicamente le grandi religioni non cristiane. ma vediamo in esse autentici valori umani e precristiani che ci consentono di entrare in dialogo. Oggi la Parola ci chiede di diventare amici in nome della comune figliolanza. Gesù, infatti, in tutto questo cammino ci indica il Padre come esempio. Il nostro criterio deve essere: agire come agisce Dio. Le modalità di quest'azione di Dio sono descritte nel Salmo responsoriale. La strada è unica, quella di Cristo: donarsi fino al dono totale perdonando i nemici. Da dove cominciare? Ci dice Gesù: dai rapporti minimi, dalle relazioni quotidiane, dalle relazioni intrafamiliari tese e conflittuali fino all'aggressività. In queste situazioni il cristiano è chiamato a inserire perdono, comprensione, non violenza, gratuità... speranza. Solo così possiamo collaborare con Dio alla costruzione di un mondo nuovo.

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