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Domenica 6 marzo 2011

Dal libro del Deuteronòmio (Dt 11,18.26-28.32)
Mosè parlò al popolo dicendo: «Porrete nel cuore e nell'anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi.
Vedete, io pongo oggi davanti a voi benedizione e maledizione: la benedizione, se obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, e se vi allontanerete dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete conosciuto. Avrete cura di mettere in pratica tutte le leggi e le norme che oggi io pongo dinanzi a voi».
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 3,21-25a.28)
Fratelli, ora, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c'è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue. Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede, indipendentemente dalle opere della Legge.
Dal Vangelo secondo Matteo 7, 21-27
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore'', entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: "Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l'iniquità!".
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

IL VANGELO DEL 6 MARZO 2011
Gesù contrappone l'opera di due uomini che devono costruire la loro casa.
In discussione non sono le rifiniture, le decorazioni, le qualità dei materiali impiegati, ma le fondamenta stesse! Sono queste che decidono la sorte della casa. Costruisci sulla sabbia? Preparati al disastro. Costruisci sulla roccia sicura? Dormi pure tranquillo. Proprio nella scelta del fondamento sta la distinzione evangelica tra saggezza e stupidità, tra prudenza e stoltezza.
Chi costruisce sulla roccia è chi ascolta la Parola e la mette in pratica, cioè sceglie Gesù come roccia sicura su cui costruire la sua vita: questa è saggezza.
Chi costruisce sulla sabbia è chi ascolta la Parola e non la mette in pratica, cioè costruisce la sua vita senza fondamenta sicure, allo sbaraglio: questa è stupidità. La parabola di Gesù contrappone dunque due atteggiamenti: ascoltare e non fare, ascoltare e fare. Proprio qui, dice il Rabbì di Nazareth, si misura l'autenticità della fede. L'entusiasmo non basta. Le sterili manifestazioni esteriori lasciano il tempo che trovano. La solidità della fede si decide nelle scelte domestiche e nella quotidianità riletta a partire dal Vangelo. Non contano le belle parole ("Signore, signore") o la perfezione della vita religiosa ("abbiamo profetato") o le azioni prodigiose ("abbiamo scacciato demoni e operato miracoli"), ma quanto amore metti in quello che fai. Bellissimo! Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a prender sul serio l'affermazione più volte ripetuta: Dio è amore, DIO MI AMA. Lascerò che scavi dentro di me, che muova la mia volontà e spinga tutto il mio essere ad accogliere questo amore e a rispondervi con slancio.
Signore, Signore.., e il mio cuore resta freddo, distratto. Recito preghiere, ma la mente sta già programmando quello che dovrò fare. La tua volontà spesso la subisco più che accoglierla con riconoscente amore. E dico di aver fede... e mi considero un "buon" cristiano. Spacca, Signore, la durezza di questo cuore e fa' che inizi umilmente ad amare.

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