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Domenica 17 aprile 2011

Dal libro del profeta Isaìa (Is 50,4-7)
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 2,6-11)
Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio. non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome. perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli. sulla terra e sotto terra. e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo (Ylt 26,14- 27,66)
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota. che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: « Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio. Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto. la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

IL VANGELO DEL 17 APRILE 2011
Oggi celebriamo la Domenica delle Palme ed entriamo nel tempo specialissimo della Settimana Santa. Perché è santa la settimana che comincia oggi? E' santa, perché durante i prossimi sette giorni ricordiamo l'ultima settimana di vita del Maestro di Nazareth. E' santa, perché durante i prossimi sette giorni vogliamo vivere noi stessi nel modo più santo possibile, cioè secondo il cuore di Dio, per esplodere nella gioia della Pasqua. Siamo davanti al mistero della Croce, la cui imminenza è stata inaugurata con la risurrezione di Lazzaro che ha scatenato l'ostilità dei capi del popolo, verso Gesù, e la decisione irrevocabile di metterlo a morte. E Gesù, che avrebbe potuto sfuggire a quella furia omicida, non l'ha fatto. Ma appena seppe della morte di Lazzaro, tornò in Giudea superando la paura e mettendo a repentaglio la propria vita, pur di fare la volontà del Padre.
E quanti, da duemila anni a questa parte, hanno messo a repentaglio la propria vita, pur di seguire Gesù Cristo. Questo è il segno più certo che Gesù è Dio: quale uomo, solo uomo, sarebbe seguito da milioni di persone nel corso dei secoli, proponendo una strada del genere "chi vuoi seguirmi, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua"...?
Gli uomini quando vogliono aver successo e un grande seguito, propongono ben altre strade: larghe, facili, senza ombra di rinuncia. Chi li segue e chi si ricorda di questi? Ma di Gesù Cristo, i secoli continuano a parlarne... Gesù Cristo ha avuto milioni di discepoli, lungo i secoli, che l'hanno seguito proprio sulla strada più difficile che ci sia: quella della Croce. Oggi, in un momento di contemplazione guardiamo al Crocifisso e meditiamo sulla passione dì Gesù: quale risposta di amore posso io dare a tanto amore per me?
Buona settimana santa!

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