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Domenica 17 luglio 2011

Dal libro della Sapienza (12.13.16-19)
Non c'è Dio fuori di te, che abbia cura delle cose, perchè tu debba difenderti dall'accusa di giudice ingiusto. La tua forza infatti è il principio della giustizia, e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti. Mostri la tua forza quando non si crede alla pienezza del tuo potere, e rigetti l'insolenza di coloro che pur la conoscono.
Padrone della forza, tu giudichi con mitezza e ci governi con molta indulgenza, perchè, quando vuoi, tu eserciti il potere. Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento.
Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani (8.26-27)
Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercdede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perchè egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (13.24-30)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un'altra parabola, dicendo: "il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Signore non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo! E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perchè non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che crescano insieme fino alla mietitura ed allora dirò ai mietitori: raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".
Spunti per la riflessione
Dunque due domande: perché il male nella storia?, perché il peccato nella Chiesa?. Una sola risposta: pazienza!
Ma se c'è una virtù delicata e difficile oggi è proprio la pazienza. Che non è l'indifferenza al male, perché non si può fare di ogni erba un fascio: niente confusione tra il bene e il male! Nessuna rassegnazione di fronte all'apparente avanzata trionfale del male! Ma neanche nessuna identificazione tra noi - i soli buoni - e gli altri - i totalmente cattivi. Piuttosto la pazienza evangelica è figlia della fede e sorella della speranza. È la fede che genera la pazienza, perché non ci consente di vedere nel campo del mondo solo zizzania. Tante volte invece dovremmo dire, rovesciando la domanda dei servi della parabola: ma se il Nemico ha seminato il male, come mai nei solchi della storia cresce anche il bene? Se non riusciamo a vedere la crescita dei semi del vangelo attorno a noi, perfino nei campi che si estendono al di fuori dei confini visibili del campo della Chiesa, inevitabilmente diventiamo amari e cadiamo facili prede dell'intolleranza: quante volte nella storia i maggiori disastri sono stati prodotti proprio dal tentativo di eliminare il male! La tolleranza zero "a fin di bene" porta inevitabilmente alla violenza, che è il rimedio peggiore del male stesso.
E poi la fede genera anche la speranza, che è la sorella maggiore della pazienza. Di fronte alla zizzania nel mondo la pazienza del discepolo cresce con il sostegno di una incrollabile fiducia nella vittoria finale del bene: alla fine Dio brucerà il male, tutto il male. Ma intanto egli lavora instancabilmente non eliminando il letame, ma facendolo diventare concime perché nasca il fiore dell'umanità nuova.
E alla fine anche noi saremo giudicati con il nostro stesso giudizio, verremo misurati con il nostro stesso metro: la misericordia che avremo usata sarà la misura della nostra fedeltà al vangelo della misericordia.

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