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Domenica 6 novembre 2011

Dal libro della Sapienza
La sapienza è splendida e non sfiorisce facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano. Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano. Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà, la troverà seduta alla sua porta. Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni; poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei, appare loro benevola per le strade e in ogni progetto va loro incontro.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell'ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: "Ecco lo sposo! Andategli incontro!". Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: "Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono". Le sagge risposero: "No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene". Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: "Signore, signore, aprici!". Ma egli rispose: "In verità io vi dico: non vi conosco". Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora».

SPUNTI PER LA RIFLESSIONE
La "vigilanza" a cui ci anima la parola di Dio oggi, è un invito a pensare all'atteggiamento fondamentale della nostra vita, impegnata nel tempo ma senza mai perdere di vista l'eternità. Questa domenica, fra l'altro, segue normalmente di pochi giorni la commemorazione dei defunti che logicamente, implica la fede della sopravvivenza dell'uomo alla sua morte fisica, se non si vuol ridurre questo culto a una... "sceneggiata" tra vivi per far "bella figura" col pretesto dei morti.
Ma se i morti vivono e se la loro vita successiva è conseguenza e continuazione dell'esistenza terrena, bisognerà "vegliare" costantemente, cioè pensare alla morte, non per spaventarsi, ma per scrollarci dalle pigrizie o dai nostri peccati. Anzi, va alimentata la fede nella morte come incontro "nuziale" con Cristo, da preparare nella sincerità e nella generosità.
La vigilanza deve essere urgente e assidua, sia per l'importanza dell'incontro, sia per il rischio, sempre attuale, di restare senz'olio. Dobbiamo essere sempre desti, vivificati dalla grazia divina. Tutta la nostra vita la viviamo in prospettiva di un incontro finale e gioioso; viviamo nella speranza di poter celebrare le nostre nozze eterne con Cristo nostro Sposo. Poi arriva il momento in cui dobbiamo rendere conto di tutti i doni, soprattutto del dono della fede. Come la sapienza cristiana s'identifica con la saggezza e la previdenza delle cinque vergini che hanno preso con se l'olio, così la stoltezza ci assomiglia alla cinque stolte, che hanno sì, preso con se le lampade, ma non si sono rifornite di olio sufficiente. Ciò ci fa pensare a tanti che dicono di credere, ma non agiscono in conformità alla fede che professano.
Viene da pensare anche a coloro che abusano del tempo e con ottusità non ne considerano la fine. Vivono come se la loro fissa ed ultima dimora dovesse essere per sempre quaggiù. È inevitabile poi che si trovino impreparati quando il grido di amore dello sposo che sopraggiunge, ci trova al buio, impreparati, distratti. È molto triste la sorte delle cinque stolte e di tutti i ritardatari- si sentono dire dallo sposo quando bussano alla porta del banchetto nuziale: «In verità vi dico: non vi conosco». Se, alla luce della fede, pensiamo alla fine della nostra vita, coma ad un incontro con lo Sposo, ad una celebrazione pasquale, ad un invito alle nozze eterne, possiamo fugare la paura, alimentare la nostra speranza e far ardere costantemente la nostra fede, non resteremo mai al buio, ma saremo figli della luce.

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