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Domenica 13 novembre 2011

Dal libro dei Proverbi
Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C'è pace e sicurezza!», allora d'improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

Dal Vangelo secondo Matteo (25, 14-15.19-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone"».

Spunti per la riflessione
Abbiamo dei talenti, dunque, e questa è una bellissima notizia: chi più, chi meno, ad ognuno è affidato un capitale da far fruttare, una risorsa da mettere a disposizione.
Tutti, senza eccezioni, possediamo dei "talenti": anche quelle persone che non riescono ad accorgersene o che - peggio - passano il tempo ad invidiare i talenti degli altri nascondendo il proprio sottoterra.
Il Signore ci chiede di prendere coscienza delle nostre qualità per metterle a servizio degli altri, per metterle a servizio del Regno che avanza. Esiste una malsana interpretazione dell'umiltà che vedo molto diffusa tra i discepoli: quella di dire «Non valgo a nulla». Non è umiltà, è depressione! Immaginatevi la faccia di Dio che vuoi fare di noi dei capolavori, che ci ha creato con misteriosa provvidenza e arte e che si sente dire "Faccio schifo"! Mettiamo a frutto i nostri talenti, individuiamoli e poi doniamoli ai fratelli. Nell'attesa del ritorno del Signore corriamo il rischio di stancarci, di tenere basso il profilo, di attendere senza operare.
Come il servo idiota della parabola, spesso seppelliamo i nostri talenti o li mettiamo in contrapposizione gli uni con gli altri. Gesù non sopporta un atteggiamento rinunciatario e lamentoso da parte delle nostre comunità, ma ci invita ad essere operosi e fecondi.
Talenti sono per noi cristiani di oggi la fede e i sacramenti che abbiamo ricevuti.
La parabola ci costringe dunque a un esame di coscienza: che uso stiamo facendo di questi talenti? Somigliamo al servo che li fa fruttare o a quello che mette il talento sottoterra?
Per molti il proprio battesimo è davvero un talento sotterrato. lo lo paragono a un pacco-dono che uno ha ricevuto a Natale e che è stato dimenticato in un cantuccio, senza essere stato mai scartato e aperto.

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