Venerdì, 27 Dic 24

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
Tu sei qui:

Domenica 24 giugno 2012

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,57-66.80)

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Spunti per la riflessione

Giovanni e Cristo, la Voce e la Parola; nel racconto dei Vangeli è facile cogliere alcune loro rassomiglianze; del resto si sa che il profeta in qualche modo assomiglia a colui che egli annuncia.

Persone di ogni ceto accorrevano al Giordano per ascoltare la sua parola e farsi battezzare da lui.

Di lì a poco si presenterà a Giovanni anche Gesù per essere battezzato, confuso tra la folla, e lo Spirito darà conferma alle parole del Battista con la grande teofania in cui i cieli si aprirono e la parola stessa del Padre rivelò a tutti la divinità di Gesù di Nazareth, il Figlio prediletto, il Cristo. Giovanni è dunque la voce che nel deserto del mondo annuncia la Parola e ricorda a ciascuno l’importanza della conversione in vista della fede. Anche in questo periodo in cui siamo attratti dai litorali delle spiagge che ci avvincono e ci seducono o dagli itinerari turistici che ispirano rilassamento e spensieratezza: occorre che rammentiamo a noi stessi che Dio ha la legittima superiorità anche in ordine alle vacanze perché tutto ciò che ci giova possa anche essere lecito in ogni caso e in ogni senso.

L’invito alla conversione è proprio di tutte le stagioni perché è proprio della vita e della dignità dell’uomo.

E-mail Stampa PDF