Sabato, 27 Lug 24

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Domenica 7 marzo 2010

Dal libro dell'Ésodo (3,1-8.13-15)
In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «lo sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele». Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: "Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi". Mi diranno: "Qual è il suo nome?". E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono'». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: "Io Sono mi ha mandato a voi"». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: "Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi". Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (10, 1-6.10-12)
Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.
Dal Vangelo secondo Luca (13,1-9)
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: "Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?". Ma quello gli rispose: "Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai"».

IL VANGELO DEL 7 MARZO 2010
E' davvero appassionante questo cammino sul filo della memoria che stiamo percorrendo lungo la nostra Quaresima: domenica scorsa la Parola di Dio ci ha fatto ricordare com'è iniziata l'amicizia tra Dio e il suo popolo, attraverso Abramo, nostro padre nella fede. Oggi, la prima lettura ci mette davanti una figura importantissima: Mosè. II brano che abbiamo ascoltato, tratto dal libro dell'Esodo, sceglie di raccontarci un momento veramente decisivo nella storia di quest'uomo che ha guidato il popolo d'Israele verso la liberazione: Mosè vive il suo primo incontro con la presenza di Dio, faccia a faccia, nel roveto ardente. "L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava." Ora che sono uno di fronte all'altro, Mosè scalzo, il Signore presente nella fiamma danzante che avvolge il roveto, finalmente scopriamo perché la voce di Dio lo ha chiamato: ha un messaggio urgente e importante da affidargli: "Ho osservato la miseria del mio popolo.., ho udito il suo grido.., conosco le sue sofferenze. " Questa verità dobbiamo racchiuderla nel nostro cuore e ricordarla sempre! Dio ascolta il pianto di chi si rivolge a lui. Dio conosce le sofferenze di ciascuno. Dio osserva con amore e compassione.
Non c'è preghiera che rimanga inascoltata. Non c'è invocazione che venga ignorata. Non c'è lacrima che non commuova il cuore di Dio. Non c'è grido di dolore che non venga accolto dal Padre Buono. Proviamo a ritagliare anche noi, in questa Quaresima, qualche istante in cui il nostro cuore e i nostri pensieri siano rivolti solo a Dio, in maniera speciale, unica, totale. Sarà un'esperienza affascinante, che ci cambierà il cuore. Sarà un po' come avvicinarci anche noi al roveto ardente, insieme a Mosè, per ascoltare la voce di Dio.

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