Mercoledì, 01 Gen 25

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Ticket scolastici, contestati gli aumenti

Nel tentativo di discutere sulle ultime decisioni del Comune, i rappresentanti dei genitori vogliono incontrare l'assessore Foschi

Mensa, trasporto e quota d'iscrizione: gli argomenti non mancano

A seguito del repentino e pesante aumento che dal prossimo anno scolastico attanaglierà i servizi scolastici relativi alla mensa per le scuole materne e al trasporto per le materne, le elementari e le medie di Atripalda, nei giorni scorsi le rappresentanti dei genitori delle classi della scuola materna hanno deciso di richiedere un incontro con l’Assessore all’Istruzione Foschi per discutere degli impellenti cambiamenti, delle modalità e delle decisioni poco condivise.

La disposizione dell’aumento nel pagamento del ticket della mensa, nonché della tariffa dei trasporti, è venuta a galla a seguito di una riunione di giunta al fine di fronteggiare i costi di servizi che attualmente gravano in misura considerevole (circa il 70%) sulle casse comunali adeguando però, alla modifica tariffaria, anche le fasce di reddito e quindi i limiti dell’esenzione. In particolare, il triplicarsi della tariffa per il pranzo che passerà dai 62 euro annui a 20 euro mensili non è piaciuta a molti dei genitori dei bambini delle scuole materne i quali, per trovare una soluzione e cercare di rivedere i criteri del provvedimento, hanno intenzione di incontrare l’assessore Foschi in un assemblea collettiva dei rappresentanti di classe. La questione, infatti, non si limita alla semplice tematica economica ma ricopre ambiti più complessi relativi alle modalità con cui viene e dovrebbe essere effettuato il servizio mensa: «Mi chiedo come mai - afferma la rappresentante d’istituto del plesso di contrada Spagnola Soldà - Atripalda non possa intraprendere lo stesso sistema che utilizzano gran parte delle materne della provincia ovvero il ricorso a buoni pasto o a tessere magnetiche attraverso i quali i bambini possano pagare solo il pasto consumato. È impensabile, infatti, che i genitori debbano pagare anche tutti quei pasti che, per un motivo o per un altro, i bambini non consumano. Basterebbe comunicare al mattino, in base ai presenti e come sembra si sia sempre fatto, i pasti che l’azienda dovrà fornire a pranzo.»

Un altro punto focale, oltretutto, è il dover presentare la domanda per ottenere i servizi per il prossimo anno scolastico entro il 30 giugno versando una quota annuale di iscrizione di 10 euro. «Non si riesce a comprendere il significato di questo versamento che non considera la possibilità di un cambiamento di opinione da giugno e settembre: dovremmo pagare senza la sicurezza che i nostri figli poi usufruiscano del servizio e per il timore che ad ottobre non possano più rientrarvi – continua la Soldà - e inoltre si dovrebbe anche considerare il fatto che le mamme potrebbero rinunciare a lasciare i figli reticenti a consumare il pasto a pranzo poiché con un tale aumento si tratterebbe di uno spreco troppo grande. Questo determinerebbe sia problemi organizzativi alle famiglie e soprattutto la non partecipazione dei bambini alle attività pomeridiane, molto importanti per la loro crescita».

Ora si attende dunque il confronto tra famiglie ed istituzione.

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