Iaione e Del Mauro criticano aspramente il sindaco per non aver nominato l’avvocato nel giudizio davanti al TAR di Salerno per la chiusura di via San Lorenzo in occasione del mercato
Chiusura di via San Lorenzo il giovedì mattina: il caso sta facendo discutere e registra le prime reazioni. Il sindaco Laurenzano, fuori città per l’intera settimana, ha già confermato l’intenzione di ricorrere con urgenza al Consiglio di stato contro l’ordinanza sospensiva del Tar di Salerno avvalendosi dello studio legale Sandulli di Avellino anche se non ha chiarito i motivi che hanno portato il Comune a non costituirsi in giudizio (si sussurra che il sindaco si sia dimenticato di nominare l’avvocato e che la responsabilità sia stata fatta cadere sulla segretaria generale Curto). I tempi stringono ma pare che siano comunque sufficienti per ottenere prima del 31 agosto (termine concesso all’Amministrazione per trovare una soluzione alternativa al divieto di circolazione) un provvedimento che capovolga l’ordinanza del TAR di Salerno, favorevole alla Prosidea, secondo l’avvocato Iaione, solo perché il Comune non si è costituito: «Questo è un tipico esempio - afferma il capogruppo de “Al Centro per Atripalda” - di incapacità amministrativa della maggioranza. La fondatezza del ricorso presentato dalla Prosidea è tutta da dimostrare e non sarà facile farlo, ma intanto ha avuto buon gioco solo perché il Comune non si è costituito in giudizio e quindi i magistrati hanno preso la decisione ascoltando una sola campana. In realtà, da un lato vi è l’interesse pubblico, dall’altro quello privato: se il Comune riuscirà a dimostrare che il divieto di circolazione va a tutela della pubblica incolumità, l’interesse, pur legittimo, dei privati è destinato a passare il secondo piano ed, eventualmente, ad essere valutato solo nel momento in cui il TAR di Salerno esaminerà nel merito il ricorso, ovvero fra cinque anni… Il Comune, adesso, è costretto a correre ai ripari presentando un ricorso d’urgenza al Consiglio di stato, spendendo una decina di migliaia di euro, solo perché il sindaco non ha nominato l’avvocato davanti al TAR di Salerno. E anche la vicenda del referendum va vista così: nella delibera di Consiglio comunale del novembre 2009, quando è stata approvata la delocalizzazione provvisoria del mercato nell’area di Parco Acacie e via San Lorenzo, è stata richiamata la delibera del 2004 con cui l’Amministrazione prendeva atto dell’esito del referendum favorevole alla Piazza e s’impegnava a rispettarlo? Temo di no - conclude Iaione - e anche questo dimostra la leggerezza con cui il sindaco e la sua maggioranza affrontano le questioni». Meno articolato ma più duro il commento di Massimiliano Del Mauro: «Amministrare non è nelle corde di questa maggioranza - dichiara il capogruppo PdL-AdC - perché si espone continuamente al ridicolo. In queste ultime settimane abbiamo tentato in ogni modo di far capire al sindaco ed ai suoi collaboratori che la chiusura di via San Lorenzo era illegittima, ma non hanno voluto ascoltarci ed hanno avuto torto. Così come hanno avuto torto quando chiedemmo di ritirare il bando di vendita dei suoli artigianali di via San Lorenzo perché non avevano preliminarmente acquisito i necessari pareri dell’Anas e della Sovrintendenza. Ma tornando al caso odierno, mi chiedo quale pasticcio abbia mai combinato il sindaco per non essere riuscito a nominare in tempo l’avvocato nonostante la giunta lo avesse impegnato in tal senso deliberando la costituzione in giudizio? Sono convinto - conclude Del Mauro - che anche per evitare eccessive spese legali la vicenda vada ricomposta trovando una soluzione accettabile».
Commenti
Il popolo ormai non reagisce più perché non ha voglia di crearsi nuovi problemi. Si trincera dietro il modo di dire: "tanto... sono loro che comandano!!!!!! !!." E si arrende all'evidenza dei fatti che è a dir poco sconcertante. L'apatia a tali problematiche forse si cela in una sola spiegazione logica. Siamo tutti stufi di lottare contro i muri di gomma e non ci rendiamo conto che i muri di gomma li costruiamo noi con il voto al candidato di turno.
Qualcuno si chiederà perché non cambiare? Presto detto, perché di volta in volta il nostro candidato ci promette qualcosina che ci fa felice al momento (come si fa con i bambini quando gli diamo la caramella per non farlo piangere) ma ci indebolisce sempre di più a lungo termine (alla fine i bambini li piangiamo perché drogati ed alcolizzati).
D'altra parte non possiamo dimenticare quel vecchio proverbio che dice: "chi è chiù fesso a volpe o chi a vole acchiappa?" .
trovo la sua risposta molto gradita, il che dimostra che si può discutere, trovarsi in disaccordo su alcuni punti ma convenire sulla sostanza delle cose: Atripalda va difesa a tutti i costi da questi malfattori travestiti da politici... su questo conveniamo, sul discorso dei numeri continuo a non trovarmi d'accordo, al tempo fui uno strenuo sostenitore della partecipazione dal basso. Come il direttore penso che se oggi si rivotasse il risultato sarebbe diverso.
Il fatto è che su quel risultato si è speculato a lungo, e a lungo è stato ignorato senza mai accantonarlo in modo chiaro e senza ambiguità di fondo... oggi è diventato oggetto di attenzione giudiziara di cui ovviamente gli amministratori si lamentano (e non si presentano in giudizio).
Il paragone con il referendum Fiat è calzante fino ad un certo punto, ma in entrambi i casi l'uso che se ne è fatto è stato abbondantemente strumentale. Ma è un argomento ampio e non credo che questo sia il luogo per approfondirlo, anche se mi piacerebbe molto farlo...
Tornando a noi, certo che Atripalda è di tutti, lo sto dicendo da anni, e sono certo che potrebbe avere di meglio in senso amministrativo, così come meriterebbe di meglio da parte dei suoi cittadini che si sono lentamente addormentati in un letargo di coscienza a favore delle solite clientele e della delega complessiva.
Detto ciò, quando si comincerà a progettare una via di fuga? Quando verranno fuori proposte serie e convincenti?
Basta che non si parli di "alternativa" perché di questa parola si è fatto un grande abuso e spesso dietro gli alternativi si nascondono mentalità bigotte e conservatrici che affossano i processi di sviluppo sociale, politico e culturale.
Le sue argomentazioni sono interessanti e (evidentemente) circostanziate. .. dovremmo cominciare a muoverci con quanti la pensano come noi... da cittadini liberi ma coinvolti...
grazie
Divino
Lei mi sembra "addentrato" quanto me, quindi credo che ci capiremo facilmente. Per prima cosa sgombriamo il campo da congetture: non sono un amministratore, né faccio da portavoce ad alcuno. Sono un libero cittadino che cerca a volte di dare voce, nei limiti delle capacità, anche a chi non ce l'ha o che verrebbe semplicemente ignorato. Sono un sostenitore convinto della democrazia dal basso, di quella vera e non di quella propalata dai mass-media. Lei mi contesta di aver usato i numeri a casaccio: a parte un errore di battitura, prontamente rettificato (15 e non 10%) legga bene e vedrà che ci troveremo d'accordo. Per corpo elettorale intendo tutti gli aventi diritto al voto, nelle ultime elezioni hanno superato la soglia dei 10mila. I voti a favore del mantenimento del mercato in piazza furono 1634: quindi? A questo punto le consiglio un'attenta lettura dello Statuto comunale in particolare l'art. 38 ai comma 6) e 8) (purtroppo anche se in forma sintetica debbo chiarire di cosa parlano, perchè altrimenti lei mi accuserà di nuovo di essere "concettualment e confuso"). Il comma 6 estende la partecipazione al voto ai sedicenni e questo alza il numero degli aventi diritto al voto, il comma 8 consente all'Amministraz ione di non tener conto del risultato se al voto non ha partecipato il 50+1 del corpo elettorale. Ma il problema non sono i numeri, lo sostiene anche Lei. I numeri vanno interpretati. Nel recente referendum dei metalmeccanici, dove la partecipazione è stata altissima, il piano della FIAT ha raccolto il 62%, ma il dott. Marchionne ha ritenuto tale consenso insufficiente per un piano aziendale vitale. Il mercato di Atripalda si presenta ancora oggi come fattore strategico per il commercio e fa da traino all'asfittica economia atripaldese, pertanto ritengo che il tutto non possa essere liquidato perché un numeroso gruppo di cittadini votò a suo tempo per il ritorno in piazza; cosa questa che, alla luce delle attuali normative (e non dimentichiamo la nuova pavimentazione della piazza...), è pressoché impossibile, ma non credo che voglia chiedermi di dilungarmi nel merito. Quello che non riteniamo affatto opportuno io e tanti altri è il fatto che la decisione dell'attuale collocazione del mercato, concordata con i rappresentanti di categoria, e su cui si deve discutere in modo serio ed approfondito per un ulteriore rilancio, abbia incontrato la resistenza (legittima sul piano aziendale) di due imprese commerciali che fanno capo allo stesso imprenditore nonché influente esponente politico. Le risulterà sicuramente che la collettività ha già pagato un costo per la realizzazione delle due imprese, dal momento che l'impatto ambientale nell'area interessata è stato consistente. Mi chiederà cosa c'entra la politica con questo, lei sicuramente sa che il far politica in casi come questi facilita le cose. Se non dovessi essere convincente, chieda a qualche operatore del settore che ha incontrato ostacoli insormontabili per far la stessa cosa tanto da desistere o all'artigiano che voleva costruirsi una piccola officina sull'appezzamen to di terreno prospiciente la chiesa di S. Lorenzo e non ha visto possibile realizzare il suo intento. Per quel che riguarda le concessioni, non parlo d'illegittimità , vada a dare una controllata alle deleghe politiche al tempo dei fatti iniziali e forse avrà qualche sorpresa. Il mio voleva essere un appello, una sollecitazione nell'interesse dell'economia atripaldese, con la speranza che chi dalla politica ha avuto nel momento necessario, possa anche restituire qualche cosa quando è utile alla collettività. Si può essere "sudditi obbidienti, e basta, poveri imbecilli che pagano le tasse..." in tanti modi: a me la reazione dell'impresa non ha convinto e quindi faccio mie le sue affermazioni. E' una posizione "ipocrita"? che lei lo pensi mi interessa poco, non ho interessi personali da difendere, e per questo continuo a gridare forte: viva Atripalda in tutti i sensi, perché Atripalda è di tutti e non solo di gruppi familiari che hanno avuto e hanno un peso notevole nelle vicende cittadine. Pazienza... la politica è..."Croce e delizia".
Saluti.
mi permetto di corrergerla su alcuni punti.
Innanzitutto quasi 2500 votanti non sono il 10% del corpo elettorale, usare i numeri a casaccio è un cattivo esercizio... ma se anche fossero stati in dieci a votare il risultato sarebbe lo stesso, se si chiede un'opinione alla popolazione poi non la si può mortificare come si sta facendo, altrimenti cancelliamo le parole "democrazia partecipata" dallo statuto comunale da subito e diciamo che quella consultazione era una presa in giro che ha anche comportato spese per le casse comunali.
L'amministrazione Rega (centro sinistra, non bisogna dimenticarlo mai) si era impegnata a dare seguito alla volontà popolare con tanto di deliberato del Consiglio Comunale (è agli atti). Certo tecnicamente non è vincolante ma lo è moralmente.. altrimenti i cittadini diventano sudditi ubbidienti e basta, poveri imbecilli che pagano le tasse ed hanno come risposta l'incapacità e il dilettantismo degli amministratori...
I limiti di concezione della democrazia stanno venendo fuori ultimamente e con molta disinvoltura direi...
Per quanto concerne le concessioni di Via San Lorenzo, beh, bisognerebbe chiedere a chi al tempo era responsabile dei settori interessati (urbanistica e commercio) che, a quanto mi risulta, fossero di chiara appartenenza, e in sostanza molti degli amministratori dell'epoca (neanche troppo lontana) sono ancora al loro posto alternando silenzi a lavoro certosino sottotraccia per accontentare i propri elettori (vedi C. da Santissimo)...
In sostanza il suo discorso mi sembra ipocrita e slegato dalla sostanza dei fatti... una posizione partigiana ed inconcludente che non propone ma mistifica la realtà, generando ulteriore confusione nel lettore con una serie di informazioni sommarie e confuse concettualmente...
Se poi mi sto rivolgendo ad un amministratore "mimetizzato"
o ad un suo portavoce allora siamo alla frutta: esistono modi migliori per comunicare con i cittadini... un conto è se lo fa uno come me che non ha responsabilità, un altro è dover pensare che siamo governati da soggetti che non trovano il coraggio di esporsi e dichiarare apertamente la propria posizione e non solo su questo argomento.
Anche io vorrei poter dire w Atripalda, ma francamente mi viene solo da sospirare "povera Atripalda, in che mani sei finita!!!"
SOPRAVVIVI ATRIPALDA!!!!!
Un cittadino.
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NdD – La parte finale del suo intervento andrebbe verificata con gli interessati perché un conto è il sentito dire, un altro sono gli atti ed i fatti. A me interessa un po’ di più la parte iniziale, quando parla del referendum consultivo del 2004 sulla scelta della localizzazione del mercato perché all’epoca c’è stato un grosso movimento d’opinione. Lasciando stare la percentuale di votanti (erano 2.241 ovvero il 20%) proprio perché il referendum era di tipo consultivo (senza quorum), il punto è che l’esito fu fatto proprio con grande senso democratico dal Consiglio comunale, che s’impegnò a rispettarlo appena si fossero create le condizioni. Ed in questa direzione l’Amministrazio ne doveva lavorare, non in altre o in nessuna. Insomma, se da un lato c’è un formale impegno a riportare il mercato in Piazza Umberto I e dintorni, dall’altro non vi è mai stato un analogo provvedimento che rimettesse in discussione quella decisione popolare se non quando è scoppiata, nemmeno tanto all’improvviso, l’emergenza igienico-sanita ria a contrada Santissimo. Qualcuno sa davvero perché il mercato non è tornato in Piazza? Non credo. Ciò non significa che non vi siano valide giustificazioni per ricercare soluzioni diverse (dal mio punto di vista se oggi si rifacesse quel referendum il risultato non sarebbe lo stesso perché in sei anni sono cambiate tante cose), ma la storia si fa per atti e gli atti sono questi. Se vogliamo limitarci alle opinioni, le do la mia: il mercato va diviso fra settore alimentare (a Parco Acacie) e settore non alimentare (al centro) da svolgersi non necessariamente nello stesso giorno. Potrebbero venir fuori due mercatini ordinati e sicuri, potenzialmente attraenti ed ognuno con la propria peculiarità.