Mercoledì, 12 Mar 25

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Il Comune non paga e Famila non accetta più i buoni pasto

Da un anno i ticket menza dei dipendenti municipali sono "scoperti". Intanto si certificano altri debiti fuori bilancio

Un milione e mezzo di euro entro la fine dell’anno: questa è la stringente necessità economica del Comune di Atripalda. Fra stipendi e rate dei mutui in scadenza al 31 dicembre gli obblighi sono ineludibili. Ma di contanti in cassa, almeno adesso, non ce ne sono. Tant’è che c’è già chi ha deciso, come il supermercato Famila di via Appia, di non ritirare più i buoni pasto dispensati dal Comune ai propri dipendenti. In totale sarebbero circa 20mila gli euro che Famila dovrebbe riscuotere dal Comune, di cui 8mila ancora dal 2008 e 12mila per i primi nove mesi del 2009. L’eloquente cartello esposto all’infobox del supermercato di via Appia non ha bisogno di commenti ed a fronte di un credito getta purtroppo altro discredito sul Comune. Ma Famila raccoglie quasi la metà di tutti i buoni pasto dispensati dal Comune (l’altra metà se la dividono tutte le altre catene convenzionate), una esposizione, evidentemente, ritenuta dalla proprietà del punto vendita alimentare non più sostenibile. Ma soldi non ce ne sono, l’elenco dei creditori è lunghissimo e la presa d’atto è stata inevitabile. Complessivamente il Comune di Atripalda spende oltre 40mila euro all’anno in buoni pasto da 5,81 euro cadauno distribuiti mediamente in nove al mese (ma nei periodi elettorali raddoppiano) per ognuno dei circa 60 dipendenti. Ma accanto a Famila anche la Vodafone in settimana si è fatta… sentire staccando, seppure per poche ore lunedì scorso, le linee delle utenze telefoniche aziendali. Un ritardo nella ricarica del credito di 1.300 euro ha fatto scattare il temporaneo distacco, risolto nel giro di poche ore con un bonifico bancario. Una telefonata, si sa, allunga la vita… Ma lo stesso potrebbe dirsi dei buoni benzina per le vetture comunali, delle forniture di beni e servizi, dei canoni di fitto e così via ancora in sospeso. Sempreché non si arriverà, come è accaduto nell’ultimo Consiglio comunale, a riconoscere ogni debito fuori bilancio. Altri 234mila euro, infatti, sono stati considerati proprio così (vedi prospetto) che, sommati agli 840mila euro dello scorso anno, portano il totale delle spese “impreviste” a circa 1,1 milioni di euro. Ma adesso serve denaro contante, per pagare gli stipendi dei dipendenti e le rate dei mutui. Spese ampiamente “previste”, come la vendita del Centro servizi, anche se ancora non si sa bene con quale formula. La giunta sta ancora cercando di capire bene cosa è stato approvato in Consiglio comunale dopo quella concitata fase di trattative nella maggioranza. Dopo aver studiato un po’ meglio la questione, sarebbe emerso che la locazione finanziaria (lease-back) è un’operazione molto costosa e forse non proprio adatta alle nostre esigenze. Perché se è vero che da un lato offrirebbe la possibilità di incassare da una società finanziaria la somma prevista (4,3 milioni di euro) senza necessariamente privarci della proprietà del bene, dall’altro impegnerebbe il Comune al pagamento delle rate del leasing (almeno 30mila euro al mese in una ipotesi a vent’anni), sempreché il Comune, con una procedura di dissesto ormai avviata e due piani di rientro dai debiti fuori bilancio sul groppone, è nelle condizioni di poterlo fare.

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