Mercoledì, 12 Mar 25

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La maggioranza tiene, l'opposizione no

Cinque ore di discussione no hanno copovolto l'esito previsto. La minoranza no ha assunto una linea comune

La seduta del Consiglio comunale dedicata interamente alla discussione da cui sarebbe venuta fuori la decisione definitiva sul futuro del mercato non è iniziata nel migliore dei modi. Alcune affermazioni del sindaco Laurenzano («Mentre si rischiava l’evacuazione per l’incendio all’Irpinia Recuperi i commercianti pensavano a scioperare rendendosi colpevoli di un atto di inciviltà») e dell’assessore al commercio Di Pietro («Si è voluto strumentalizzare questa vicenda in maniera subdola e vile») hanno scatenato la reazione dei molti ambulanti presenti in aula, quasi da far ritenere addirittura opportuna l’eccezionale presenza di molti agenti di Polizia, oltreché dei Carabinieri e dei Vigili urbani, in tutto più di una decina, pronti ad intervenire in caso di rissa. Tuttavia, dopo una decina di minuti di caos, il clima è ritornato sostanzialmente sereno ed il dibattito si è svolto sostanzialmente con toni molto pacati e civili. Il sindaco Laurenzano, come al solito, è stato lapidario: «Il Blitz dei Carabinieri a contrada Santissimo del 3 settembre scorso ha portato alla luce gli errori che sono stati commessi in passato sul mercato e che anche noi abbiamo continuato a commettere. La mia funzione, stasera, è come quella di un notaio che si limita a registrare la volontà del Consiglio. La mia opinione è che le bancarelle vanno tutte trasferite a Parco Acacie e via San Lorenzo e che la Piazza, invece, potrà ospitare solo periodiche fiere tematiche». Poi è intervenuto l’assessore Di Pietro con uno sfogo affidato ad una lunga relazione: «Avevo già segnalato in Consiglio comunale la necessità di una riorganizzazione e, comunque, di una sistemazione che tenesse conto della normativa che, a partire dal 2000, è diventata molto più stretta e rigida. Ma è anche capitato che esponenti delle Istituzioni e degli Enti preposti al controllo e al rispetto della normativa vigente, hanno sottovalutato, più o meno consapevolmente, i rigidi dettami imposti per questo tipo di fiere. Dopo un primo periodo turbolento e molto polemico che ha causato danni solo e soltanto ai commercianti e ai cittadini, e questo non certamente per volontà di questa Amministrazione comunale, ho registrato con piacere un cambiamento di rotta nella mentalità  delle associazioni sindacali, delle opposizioni e anche dei commercianti che ci ha permesso di affrontare con rigore e attenzione tutte le possibili sistemazioni per il mercato settimanale. Parco delle Acacie nasce come un’area fieristica e come tale è stata realizzata e attrezzata: al suo interno, infatti, presenta una serie di piazzole attrezzate con colonnine dell’Enel e grate di raccolta delle acque piovane. Non solo. All’interno del parco ci sono bagni sufficienti per la stima di visitatori e commercianti del nostro mercato settimanale». La parola, poi, è passata al geometra Felice De Cicco dell’Ufficio tecnico comunale per l’illustrazione dei tre studi di fattibilità sottoposti alla commissione consiliare. Un lavoro notevole, corredato da analisi, cifre, stime e grafici (anche se lo studio sul mercato in Piazza ha lasciato molti dubbi soprattutto sulla viabilità) che quantomeno ha avuto il grosso merito di mettere un minimo d’ordine nel… mercato (si è capito, per esempio, che il Comune incassa ogni anno appena 13mila euro di Tarsug e circa 100mila euro di Tosap), di comprendere esattamente quali sono state le conseguenze del trasferimento operato nel 2003 dalla Piazza verso contrada Santissimo, di verificare l’impatto delle prescrizioni normative sulla riorganizzazione delle bancarelle e, soprattutto, di rendersi conto delle reali dimensioni del mercato (che si estende su una superficie complessiva di 8.616 mq.). Dopo la lunga relazione è toccato al capogruppo della maggioranza Tomasetti (il quale, però, ha dimenticato di lasciare agli atti del Consiglio il ritiro delle sue dimissioni) annunciare la posizione del centrosinistra: «Chi ha ascoltato il geometra De Cicco ha capito quali sono i problemi. Se avessimo voluto prendere una decisione a maggioranza l’avremmo già fatto, ma non abbiamo alcuna paura ad assumercene la responsabilità. L’area di Parco delle Acacie e via San Lorenzo assicura le condizioni igienico-sanitarie previste dalle leggi; offre un grado di sicurezza per i cittadini maggiore rispetto ad altre soluzioni; dà agli operatori la possibilità di svolgere agevolmente il proprio lavoro e, se siamo capaci di guardare al futuro, ci accorgiamo che si trova in una zona nevralgica dal punto di vista commerciale. Altre aree con le stesse caratteristiche non ve ne sono. La nostra proposta, seppure non indolore, è maturata in questi ultimi mesi e pur avendo il massimo rispetto per la volontà popolare non siamo così sicuri che l’esito del referendum di 5 anni fa oggi sarebbe ancora lo stesso. L’accorpamento, d’altra parte, è urgente, ma il mercato non è morto come abbiamo letto su qualche manifesto, si tratta solo di capire dove farlo continuare a vivere». A questo punto, verificata la posizione ufficiale della maggioranza, è toccato alle opposizioni venire allo scoperto. Il primo a prendere la parola è stato il capogruppo del PdL, Prezioso: «Se consideriamo il mercato esclusivamente un fenomeno commerciale, è indubbio che nel Parco delle Acacie avrà un minore impatto sulla città e sul traffico. Ma le bancarelle hanno sempre rappresentato un’opportunità di promozione del nostro comune, con un forte significato anche sociale. E nemmeno si può facilmente trascurare che tutte le associazioni di categoria si sono nettamente espresse per un ritorno del mercato in Piazza. Il punto, quindi, è: se consideriamo ancora il mercato un fatto importante per la nostra città deve assolutamente tornare in Piazza; se, viceversa, lo consideriamo marginale allora spostatelo a Parco delle Acacie. Ma se il mercato a Parco Acacie morirà nessuno di noi potrà lavarsi la coscienza». Poi è intervenuto il consigliere indipendente Acerra: «Credo che il mercato del giovedì, organizzato e regolamentato molto meglio e con un maggiore coinvolgimento di altre realtà imprenditoriali, avrebbe potuto contribuire, in questo difficile momento economico, ad alleggerire le difficoltà ed aiutare la ripresa. La mia convinzione, dettata anche da ragioni storico-affettive è che il mercato deve necessariamente ritornare in Piazza». Quindi ha preso la parola il vicesindaco Aquino: «Cinque anni fa ero nettamente schierato per il mercato in Piazza, oggi ho cambiato idea perché nel frattempo sono intervenute modifiche normative che rendono questa soluzione impraticabile. E, fra l’altro, non è un caso che quasi tutti i comuni alle prese col nostro stesso problema hanno optato per la delocalizzazione delle bancarelle». Successivamente è intervenuto il consigliere dell’UdC, Spagnuolo: «Tutti gli interessi correlati al mercato sono di gran lunga meglio tutelati con la sua collocazione in Piazza: quelli dei cittadini che si sono espressi col referendum, quelli degli ambulanti e quelli dei commercianti a posto fisso che già hanno chiaramente fatto capire come la pensano, quelli dei residenti che chiedono solo più controlli e più civiltà e quelli degli avventori che raggiungono il centro con più facilità. La delocalizzazione, perciò, è negativa sotto ogni profilo, anche sotto quello socio-culturale se pensiamo che ormai il mercato è forse l’ultimo simbolo della nostra città». Il consigliere indipendente Moschella, invece, ha ammesso di essere in grosse difficoltà: «Nel 2004 mi sono battuto affinché il mercato tornasse in Piazza, oggi mi rendo conto che potrebbe sorgere un problema di sicurezza. Mi riservo di assumere una posizione alla fine del dibattito». E dopo che il capogruppo del PdL-AdC, Del Mauro, ha sollevato la mancanza di stime sui tempi del trasferimento e, successivamente, espressosi per Parco delle Acacie come soluzione temporanea, è intervenuto il consigliere dell’AdC, La Sala: «Mentre segnalo che sia il sindaco Laurenzano che l’assessore Di Pietro potevano anche risparmiarsi le loro gravi e gratuite affermazioni iniziali, faccio notare che stasera siamo tornati indietro di cinque anni, al tempo del referendum, visto che l’ipotesi contrada Santissimo è praticamente sparita dalla discussione. Tuttavia, entrambe le soluzioni sopravvissute in realtà sono pessime soluzioni e nessuna delle due meriterebbe di essere presa in considerazione. Si tratta, dunque, di scegliere la meno peggiore e forse Parco delle Acacie lo è dal momento che se la Piazza dovesse essere realmente chiusa al traffico non v’è dubbio che il mercato davvero morirebbe». Poi l’assessore Troisi: «Il mercato è senz’altro un simbolo per la nostra città, ma sono convinto che se ripetessimo oggi il referendum del 2004 l’esito non sarebbe più lo stesso». Quindi ha parlato il capogruppo de “Al Centro”, Iaione: «Non avremmo dovuto trovarci nella condizione di dover scegliere fra due soluzioni inadeguate a causa delle responsabilità del sindaco e della giunta che per troppo tempo hanno sottovalutato il problema. Gestire significa decidere. Personalmente non mi faccio condizionare dall’opinione chiassosa di qualcuno, che quasi mai è l’opinione della maggioranza. Anzi, se fossi stato io il sindaco non avrei consentito che in quest’aula si dicessero le cose che ho sentito dire da qualcuno a proposito della nostra città (si riferiva ad alcuni volgari commenti ascoltati nella prima caotica fase dei lavori, ndr.). Il cuore mi suggerisce la soluzione della Piazza, ma abbiamo il dovere di essere concreti e anche se Parco delle Acacie non è la soluzione ideale è senz’altro quella prontamente realizzabile». E quindi è intervenuta la consigliera Palladino: «Sono molto perplessa e, dal momento che il mio gruppo ha assunto una posizione, per me sarebbe stato più semplice non partecipare al dibattito, ma avverto il dovere di esprimermi. Idealmente sono d’accordo con chi, come il consigliere Spagnuolo, ha sostenuto le ragioni della Piazza, ma dobbiamo anche chiederci perché oggi la politica commerciale punta sempre di più verso aree esterne al centro. La domanda che dovremmo porci è: il mercato per Atripalda è una questione centrale o marginale? Avviamo un confronto serio su questo tema e troveremo la risposta. Chi non è soddisfatto della soluzione che stasera stiamo per adottare si faccia sentire». E anche il consigliere Landi, protagonista di una polemica col vicesindaco Aquino che lo invitava a stringere i tempi, ha espresso perplessità: «La soluzione proposta è migliorabile? Ho la sensazione che dopo l’intervento dei Nas ci siamo preoccupati esclusivamente di trovare una rapida soluzione per risolvere l’emergenza mentre la situazione andava affrontata con maggiore cognizione di causa. Abbiamo tutti i pareri necessari? Sono stati effettuati tutti i passaggi amministrativi? C’è la copertura di spesa? Le soluzioni tecniche sono fattibili? Mi attengo, comunque, alla posizione espressa dal capogruppo». Alla fine del giro di interventi e dopo una sospensione di dieci minuti necessaria a mettere a punto il dispositivo finale della delibera (delocalizzazione provvisoria e istituzione di una commissione consiliare per il mercato) si è passati alla votazione che ha visto il gruppo PdL-AdC allontanarsi dall’aula perché gli emendamenti proposti sono stati bocciati (termine del 28 febbraio per la chiusura dei lavori della commissione e previsione del senso unico lungo via Ferrovia il giovedì mattina anziché la chiusura al traffico).

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