Domenica, 29 Dic 24

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L'impatto del "Piano casa" sulla città

La Regione ha approvato la legge. Il delegato all'urbanistica Tuccia spiega le novità e invita la Ingino Spa a trattare

Il tema dell’edilizia residenziale continua a tenere banco. Mentre la Ingino Spa, dopo aver ricevuto il diniego dall’Amministrazione al progetto di riqualificazione dell’area ex Gasparini, dà fiato all’ipotesi di spostare l’azienda, ed i suoi 140 dipendenti, a Montoro Inferiore, aprendo un tavolo di confronto che ha visto impegnato anche il sindaco Laurenzano, il Consiglio regionale della Campania ha approvato, il 9 dicembre scorso, il cosiddetto “Piano Casa”, una legge che, in deroga ai piani regolatori, consente una serie di interventi di carattere edilizio, in misura comunque inferiore rispetto al disegno di legge varato dalla giunta regionale nel giugno scorso. La legge ha 18 mesi di validità (a partire dal giorno di pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione, non ancora avvenuta al momento di andare in stampa) ed, accanto ad una serie di opportunità che riguardano soprattutto i privati, impegna i comuni a individuare, entro 60 giorni, le aree di applicazione della legge in relazione ai grandi interventi. In altre parole, ciò che prima si supponeva potesse avvenire automaticamente (stando al disegno di legge), oggi è subordinato alla volontà dell’Amministrazione comunale e, comunque, per aree di dimensioni inferiori ai 15mila mq. (quella della Ingino Spa è di 21mila mq.). Il consigliere delegato all’Urbanistica, Luigi Tuccia, che in passato ha criticato il “Piano casa” suggerito dal Governo, appare sollevato: «La legge regionale ha corretto il tiro rispetto alla proposta iniziale del Governo. In particolare, sia l’ampliamento della volumetria che il cambio di destinazione d’uso hanno avuto una regolamentazione da parte della nostra Regione senza dubbio più accettabile».

Consigliere, quale impatto avrà la nuova legge sulla nostra città?

«Credo modesto. L’esclusione dei centri storici, la salvaguardia delle distanze dai confini, il limite dei mille metricubi e dei due piani fuori terra imposto per gli aumenti di volumetria fino al 20% degli edifici residenziali unifamiliari e bifamiliari farà sì che gli interventi, almeno nel nostro comune, saranno estremamente limitati. La sostituzione edilizia, invece, che prevede un aumento della volumetria fino al 35%, è comunque soggetta all’utilizzo di tecniche costruttive ecocompatibili ed antisismiche, due fattori estremamente positivi».

Anche nelle zone agricole sembrano esserci novità?

«Sono in attesa di leggere il testo completo della legge per avere un’idea più precisa. Tuttavia, ritengo, in sostanza, che sarà consentito cambiare la destinazione d’uso delle pertinenze agricole per soddisfare il fabbisogno del nucleo familiare o dell’azienda agricola. In altre parole, si tratta di una specie di “sanatoria” d’ufficio di un fenomeno ormai largamente diffuso nelle zone rurali, ovvero l’utilizzo per fini residenziali di volumetrie autorizzate, invece, per scopi agricoli. E, comunque, in questi casi, non sono previsti nuovi interventi edilizi».

E per quanto riguarda la riqualificazione delle aree urbane degradate?

«I comuni hanno la possibilità di individuare aree nelle quali prevedere la trasformazione urbanistica ed edilizia anche con aumenti di volumetria fino al 50% a patto che i lotti siano inferiori ai 15mila mq., che le attività produttive siano dismesse da almeno tre anni e che almeno il 30% venga destinato all’edilizia sociale. E’ senza dubbio questo l’ambito di applicazione della legge che impone una riflessione attenta ed una scelta consapevole. L’Amministrazione comunale su questo terreno è bendisposta, ma occorre fare una serie di passaggi».

Quali?

«Intanto, non dobbiamo trascurare che siamo ormai quasi pronti a dare il via alla redazione del Piano urbanistico comunale e, quindi, c’è la necessità di fare un unico ragionamento, soprattutto in relazione al fabbisogno abitativo della città. E, dal momento che entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge bisogna realizzare un censimento delle aree degradate, invitare i proprietari dei suoli ad aderire, eventualmente, al programma dell’Amministrazione che prevederà, almeno credo, un tetto uguale per tutti entro il quale contenere gli aumenti di volumetria ed una quota fissa dell’intervento da destinare ad housing sociale, ritengo che già nel prossimo mese di gennaio saremo in grado di impegnare il Consiglio comunale su questa discussione».

Esistono nel nostro territorio aree di questo tipo?

«Le più evidenti sono in via Roma (ex De Angelis) e via Cesinali (ex Del Giudice), ma potrebbero essercene anche altre di estensione minore sparse qua e la nel territorio comunale».

E l’intervento proposto dalla Ingino Spa in contrada Valleverde?

«Non rientra nell’ambito di applicazione di questa legge perché il lotto ha una superficie superiore ai 15mila mq.. Purtuttavia, l’Amministrazione comunale non si sottrae dal considerare il progetto, ma non alle condizioni proposte dalla Ingino Spa».

In altre parole?

«Considerata la zona in cui ricade l’intervento, l’eccessivo carico urbanistico che ne deriverebbe e l’assorbimento di quasi il 50% del fabbisogno abitativo complessivo della città stimato fino al 2010, siamo convinti che non sia opportuno autorizzare la volumetria proposta (circa 90mila mc. complessivi per oltre 100 appartamenti). Se i proprietari sono disposti almeno a rimodulare l’intervento se ne può ancora ragionare».

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