Su 1,8 milioni di euro che il Comune ha versato ai propri creditori grazie alla prima annualità del megaprestito governativo, solo il 3% è andato a ditte private
Da qualche giorno è visibile sul sito ufficiale del Comune una tabella in cui si dà conto del pagamento, da parte dell’ente, di fatture emesse dal 15 gennaio del 1996 al 30 giugno 2011. La somma di denaro spesa, ammontante a 1.801.984,60 euro (che costerà circa 100mila euro all'anno per 30 anni), rientra nelle erogazioni statali riguardanti il cosiddetto decreto “Salva Imprese” varato dal Consiglio dei Ministri il 6 aprile scorso. La manovra, nata per rimettere in circolo denaro “fresco” e per far respirare le aziende private che vantano dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione, però, almeno nel caso di Atripalda, ha avuto un effetto-beffa piuttosto evidente.
Scorrendo l’elenco dei soggetti che hanno beneficiato della prima trance di elargizioni governative, infatti, è estremamente semplice notare che i privati pagati per le loro passate prestazioni sono soltanto 13 ed hanno ricevuto un compenso totale, a fronte di 35 fatture emesse nel periodo di riferimento, pari a 52.816,2 euro. Esattamente il 2,93% del totale erogato dal comune. Una cifra assolutamente esigua e che dimostra da sola quanto, in riva al Sabato, il decreto “Salva Imprese” le abbia salvate poco e niente. Già perché il Comune si è trovato di fronte ad una mole di fatture emesse da enti sovracomunali, le più vecchie risalenti addirittura ad oltre 17 anni fa, che, per motivi strettamente temporali, hanno avuto la precedenza sui privati.
A farla da assoluto e incontrastato padrone è l’Alto Calore Servizi che vantava nei confronti dell’Ente del Sabato un credito enorme, tradotto in decine e decine di fatture emesse e mai saldate. Il tutto a scapito dei commercianti e delle imprese che si sono visti scavalcare e che dovranno, loro malgrado, attendere ancora e ancora. La seconda trance di elargizioni governative, infatti, è prevista per il prossimo anno, data in cui, se non ci saranno cambiamenti di rotta, i privati potranno essere “salvati” da un decreto che si è trasformato in un cul-del-sac per chi sperava in una svolta. Certo, chi ha varato il decreto non poteva immaginare uno scenario quasi al limite del paradosso e per questo risulta impossibile non scomodare i passati amministratori i quali, negli anni passati, hanno pensato bene di trasformare l’errata abitudine di non pagare le fatture in una triste consuetudine.
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