Sindaco, assessori e capisettore dovranno rinunciare ad una parte degli emolumenti che percepiscono per rimettere i conti in ordine. L’incognita del Centro servizi
Il bilancio del Comune di Atripalda è un colabrodo e l’Amministrazione sta studiando come mettere altre pezze: la riunione dei consiglieri di maggioranza allargata ai segretari dei partiti che la sostengono la scorsa settimana ha assunto tratti quasi drammatici. Il delegato al bilancio, Mimmo Landi, ad un certo punto è arrivato a mettere sul tavolo della discussione, oltre ai conti (che non tornavano), anche le proprie deleghe. I problemi sono seri perché da una parte l’opera di risanamento necessita di entrate aggiuntive, dall’altra le risorse che arrivano dallo Stato sono sempre più basse e, contestualmente, c’è una falla permanente generata dall’evasione tributaria che fa sempre sballare tutti i piani. E, ormai, la gran parte dei soldi se ne va per pagare i dipendenti, che si dividono la fetta più grossa del bilancio.
La decisione assunta è di quelle storiche perché pare si sia stabilito di tagliare dove finora nessuno aveva osato: le indennità del sindaco, degli assessori e dei capisettore, azzerando lo straordinario, riducendo all’osso quasi tutti i contributi e avviando una discussione sulla opportunità di restare a far parte di consorzi “sanguisughe” come quello dei Servizi sociali o universitario. Sempreché entro fine mese si riesca a vendere il Centro servizi. Altrimenti sarà stato tutto inutile. E sul quel fronte le cose non sembrano ancora molto chiare. La Xenus appare un passo avanti rispetto all’Asl se, come sembra, ha già contattato un notaio per redigere l’atto preliminare di compravendita. Tuttavia, il Comune sembrerebbe non in grado di fornire tutti i documenti necessari (concessione, progetto, certificazioni), senza contare che nessuna delle richieste avanzate dall’azienda farmaceutica romana (parcheggio, aumento di volumetria, cambio destinazione d’uso e così via) può essere soddisfatta prima della compravendita perché l’immobile è sul mercato nello stato di fatto e di diritto in cui si trova. In ogni caso anche l’Asl è tornata a farsi avanti, anche se finora non si è registrato alcun passaggio concreto. Ma i prossimi giorni saranno quelli decisivi perché, senza la cessione del Centro servizi, approvare entro il 28 febbraio (ma ormai si va verso un nuovo differimento dei termini) il bilancio di previsione 2014 sarà una responsabilità troppo grossa.
Ed è anche per questo che non è difficile incrociare l’opinione di chi ritiene che non ha alcun senso portare avanti il bilancio esattamente come è stato sempre fatto, senza interventi strutturali e senza trovare nuovi canali di finanziamento. Ed è ovviamente la tesi di chi sostiene che bisognerebbe guardare in faccia alla realtà e dichiarare il dissesto finanziario, tanto la maggior parte dei creditori non rischia nulla perché è stata già pagata attraverso l’anticipazione concessa dalla Cassa Depositi e Prestiti (che costerà 200mila euro all’anno per 30 anni) ed i servizi sono già quasi nulli. E, tuttavia, un po’ le ambizioni elettorali, un po’ la debolezza, un po’ le convenienze di tutti hanno orientato la decisione più nel verso della disperazione che della lungimiranza. Ma se non si vende il Centro servizi sarà stato ugualmente tutto inutile.
Commenti
Allora un passettino alla volta, io consiglierei di ridimensionare la macrostruttura dell'ente tagliando i due settori di nuova istituzione, diamo le indennità uguali a tutti i capisettori e tagliamo qualcosa anche sulle spese agli assessori.
Di certo non sono le uniche soluzione per sanare il bilancio però potrebbe essere un inizio concreto per dimostrare al cittadino che chi gestisce la cosa pubblica è lì nell'interesse del popolo e non delle proprie tasche.
Sono sicuro che queste idee le avrà avute già qualcuno di voi ma sono altrettanto sicuro che è il coraggio di metterle in atto che vi manca.