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La Regione non finanzia la riqualificazione di Alvanite. Il vicesindaco Tuccia: «Daremo battaglia»

Anticipazione del giornale online orticalab.it confermata dall'assessore all'Urbanistica: archiviati tutti i progetti di edilizia residenziale pubblica. Atripalda ha perso circa 4 milioni di euro

Il progetto di riqualificazione non è stato finanziato

La scorsa settimana sulle scrivanie di 55 uffici tecnici comunali campani è arrivata una missiva da parte della Regione con la quale si annunciava l’archiviazione di tutti i progetti di edilizia residenziale sociale (ERS) presentati nel 2010. Tra i 55 uffici tecnici spiccano, per quel che riguarda l’Irpinia, quelli di Avellino, Atripalda, Mercogliano e Ospedaletto. Stiamo ragionando, per intenderci, di progetti di riqualificazione di edilizia sociale per una trentina di milioni di euro, forse anche di più, tra investimenti pubblici e privati. Per Atripalda si trattava della riqualificazione di una parte del Quartiere Alvanite. Tutti progetti, alla luce della missiva di cui sopra, a rischio archiviazione.

A confermare i sospetti, il vicesindaco Luigi Tuccia, padre del progetto di riqualificazione di Alvanite: «è del tutto evidente che la Regione è intervenuta con il solo scopo di drenare finanziamenti in gran parte rivolti alle province di Avellino, Benevento e Salerno, ad eventuale vantaggio di Napoli e dell’area metropolitana partenopea. Non è la prima volta che capita, non sarà l’ultima. Daremo battaglia».

Facciamo un po’ d’ordine: nel luglio 2009, con avviso pubblico, la Regione Campania dettò i criteri per l’accesso al bando che sarebbe uscito nel 2010. L’obiettivo era quello di attuare progetti di riqualificazione e potenziamento dell’edilizia pubblica – privata. Aderirono all’iniziativa diverse decine di Comuni e soggetti privati ma superarono la selezione, alla fine del 2012, dopo anni di complessi passaggi e procedure burocratico – amministrative, solo in 55. Di lì, i diversi Comuni si sono attivati per completare le procedure e mettere in opera i progetti. Un anno dopo, la doccia fredda: Con Legge regionale numero 5 del 6 maggio 2013, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2013 pluriennale 2013 – 2015 della Regione Campania”, ovvero la Legge Finanziaria regionale 2013, si dispone, al punto 153, quanto segue: «In attesa dell’adozione di una disciplina organica sul contenimento dell’uso del suolo in attuazione della legge 14 gennaio 2013, n. 10 (Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani), la concessione di nuovi contributi o agevolazioni in favore di soggetti attuatori legittimati dalle leggi in vigore per il recupero e la costruzione di alloggi nella Regione Campania è consentita solo per interventi di recupero edilizio e non per quelli di nuova edificazione. Entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, previa ricognizione degli interventi di nuova edificazione ammessi a contributo in esecuzione di bandi già pubblicati per i quali i lavori non sono iniziati Venerdì, 14 Febbraio 2014 nei termini previsti, o non sono proseguiti per impossibilità sopravvenuta derivante da causa non imputabile al soggetto attuatore, oppure per i quali comunque sussistono motivi di annullamento o di revoca del provvedimento di ammissione al contributo, la Giunta regionale adotta la definitiva pronuncia di decadenza e le relative risorse sono destinate ad incremento del fondo regionale per l’edilizia pubblica».

Tradotto: in attesa della definizione di una disciplina organica per lo sviluppo degli spazi verdi nei centri urbani, tutti i contributi previsti per nuove edificazioni, di qualsiasi natura, non saranno più finanziati nella misura in cui i lavori dei relativi progetti non sono iniziati entro 180 giorni dall’entrata in vigore della suddetta norma. E visto e considerato che i progetti dei 55 comuni di cui sopra prevedevano, così come imposto dal bando, interventi di riqualificazione ma anche di nuova edificazione, seppur a fini sociali, anche quei progetti, stando a quel che dice la legge, non potranno più essere finanziati nella misura in cui non sono stati già cantierizzati entro lo scorso mese di novembre. Cosa che, per quel che riguarda i progetti irpini, non è avvenuto in nessun caso.

L’allarme è scattato solo lo scorso settembre quando gli uffici tecnici della Direzione Generale per il Governo del Territorio regionale chiamarono in causa l’avvocatura regionale per un parere sull’attuazione di quella legge sui bandi ERS. L’avvocatura, a stretto giro, diede responso: quella legge va applicata anche a quei progetti. Quindi, l’archiviazione. Partita chiusa? Non proprio.

In primo luogo c’è un problema di carattere procedurale. La norma che determina l’archiviazione di quei progetti è arrivata quando tutti gli iter amministrativi erano chiusi al netto delle convenzioni definitive. Insomma, quei Comuni hanno risposto ad un bando rispettandone i requisiti ed oggi si ritrovano con un pugno di mosche in mano perché le regole del gioco sono state cambiate in corso d’opera. E sul punto c’è spazio per dare battaglia, soprattutto da un punto di vista politico oltre che legale.

C’è poi un aspetto più tecnico che riguarda il concetto di riqualificazione urbana e di nuova edilizia. Nella misura in cui un progetto di riqualificazione urbana prevede l’abbattimento e la ricostruzione del costruito e il sorgere di nuovi immobili in ragione di agevolazioni previste, per esempio, dal Piano Casa, così come nel caso del progetto ERS di Atripalda per la riqualificazione di Alvanite, possiamo parlare di nuova edilizia?

Questa è l’unica strada percorribile per quei Comuni che hanno aderito a quell’avviso per finanziare progetti di riqualificazione. Per tutti gli altri, ovvero per i progetti di nuova edilizia, non ci sarà nulla da fare se non provare la via della contestazione legale o quella dell’intercessione politica ed istituzionale per intervenire sulla norma. E per come siamo messi, non ci resta che confidare nel blasone del nostro foro.

Sullo sfondo, resta la difficoltà a comprendere il senso di quella norma. Se, come recita lo stralcio sopra riportato, i fondi che verranno bloccati dall’archiviazione dei progetti ERS verranno dirottati in un fondo regionale per l’edilizia pubblica, ci domandiamo: cos’erano i progetti Ers se non progetti di edilizia pubblica? E soprattutto, perché stornare fondi da progetti già approvati, determinanti per lo sviluppo urbano dei centri interessati, per destinarli ad un capitolo tutto da aprire? Un sospetto ce lo abbiamo: spulciando nella lista dei progetti ammessi al finanziamento si rileva che la città di Napoli è presente con soli due progetti mentre Avellino, che di Napoli è un quartiere, con tre. Ed in termini complessivi si rileva che buona parte di quei progetti ricadeva tra l’Irpinia, il Sannio e il salernitano. Vuoi vedere che la ratio di quella norma è da ricercare nell’opportunità politica di recuperare fondi necessari a coltivar consenso laddove conviene? Il 2015, d’altro canto, è dietro l’angolo. (marco staglianò)

Articolo tratto dal sito orticalab.it

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Commenti  

 
#4 Federico 2014-02-22 14:40
Meno male un pò di soldi in meno sprecati,quel progetto per Alvanite è una vera vaccata
 
 
#3 Giggin è d artagnan 2014-02-17 20:40
Giggino fece la battaglia per Rubicondo ... e la perse. Fece la battaglia per il puc, e la perse. Fece la battaglia per il piano strategico e la perse. Ha fatto la battaglia per Alvanite e l'ha persa ... si, stiamo proprio in buone mani. MASSIMO DECIMO MERIDIO ... O' GLADIATORE!!!!
 
 
#2 Giggin è d artagnan 2014-02-17 15:21
Darai battaglia ..... accchi? ........ hahahahahahaha
 
 
#1 Ninariello 2014-02-15 09:12
Se non fate parte del bottone, ai voglia e fa guerre.