Con l'imminente (?) vendita del Centro servizi alla Xenus lo squilibrio nei conti verrà appianato, ma la una massa debitoria complessiva supera gli 11 milioni di euro (circa mille euro per ogni abitante)
Debito e disavanzo, due concetti apparentemente simili ma in realtà molto diversi fra loro, stanno tenendo banco anche nei ragionamenti di quanti, appassionandosi alla curiosa e atipica vendita del Centro servizi, stanno tentando di capire bene in quali condizioni economiche si trovi effettivamente il Comune di Atripalda e quanto sia ancora reale il rischio del dissesto finanziario.
In effetti la cessione del Centro servizi, se andrà in porto, avrà scongiurato il rischio del dissesto, ovvero quel provvedimento attraverso il quale i conti del Comune vengono sottratti alla gestione degli organi comunali e affidati a un commissario con poteri straordinari necessari a ridurre le spese e ad aumentare le entrate. Con la cessione dell’immobile, cioè, il Comune sarà stato in grado, insieme ad altre manovre contabili, di azzerare il disavanzo, cioè la differenza fra debiti e crediti ammontante attualmente a 2,2 milioni di euro (che era di 3,6 milioni alla fine del 2012 e di 3,7 milioni alla fine del 2011), da azzerare necessariamente entro la fine di quest’anno, pena l’intervento della Corte dei conti ed il conseguente commissariamento del Comune.
In realtà, dell’importo complessivo di oltre 2,6 milioni di euro che un giorno l’ente incasserà dalla vendita del Centro servizi solo una parte (circa 850mila euro) potrà essere destinata per legge a coprire le spese correnti ovvero a risanare il disavanzo mentre la parte restante (circa 1,8 milioni di euro) sarà destinata agli investimenti, nel nostro caso alla manutenzione straordinaria del patrimonio comunale.
Entrando un po’ più nel dettaglio della manovra che ha consentito al Comune di riportare a zero la differenza fra debiti e crediti ci accorgiamo che la differenza fra i 2,2 milioni di euro di partenza e gli 850mila euro provenienti dalla vendita del Centro servizi, pari a circa 1,3 milioni di euro, è stata coperta in piccola parte (94mila euro) dalla vendita dell’ex scuola rurale di contrada San Gregorio e in larga parte da maggiori entrate e minori uscite registrate rispetto alle previsioni di appena tre mesi fa, in sede di approvazione del Previsionale 2014.
Tuttavia, se è vero che in tre anni, grazie ad economie di cassa (favorite, paradossalmente, dal prolungarsi dei tempi di approvazione dei bilanci che hanno costretto gli enti a mantenersi nei tetti di spesa degli anni precedenti), a stime prudenziali e alla vendita di parte del patrimonio immobiliare (appartamenti, locali e terreni) l’Amministrazione comunale è stata in grado di recuperare il disavanzo di 3,7 milioni di euro e di potersi trovare, fra due anni, a poter spendere 1,8 milioni di euro in manutenzione, resta preoccupante, se non spaventoso, il debito complessivo, ammontante a oltre 11 milioni di euro (erano 13,6 milioni quelli risultanti dal rendiconto 2013), ovvero di circa mille euro per ogni abitante, perlopiù formato da mutui contratti con vari istituiti di credito a fronte dei quali vengono corrisposte attualmente rate annuali di circa un milione di euro, destinate via via a ridursi fino al 2044, data di scadenza dell’ultimo prestito da 2,4 milioni di euro contratto con la Cassa depositi e prestiti per pagare l’ultima parte dei debiti accumulati con le imprese.
Ovviamente, con il disavanzo ridotto a zero, significa che a fronte di 11 milioni di euro di debiti ne esistono altrettanti di crediti, formati perlopiù da tasse, canoni e tributi vari non pagati.