Fino alla conclusione del procedimento giudiziario in corso non incasserà il denaro che uno dei quattro funzionari ha già restituito e che anche gli altri sarebbero sul punto di voler fare. I quattro dipendenti sono stati convocati dal capo del personale ma non si presenteranno
Prosegue il “braccio di ferro” sul versante disciplinare fra i quattro dipendenti indagati e l’Amministrazione comunale. Quasi pronto il ricorso d’urgenza al tribunale di Avellino, sezione lavoro, per la sospensione cautelare del decreto di sospensione dal lavoro con la decurtazione di metà stipendio disposta dal sindaco Spagnuolo. E, intanto, i quattro dipendenti comunali sono stati convocati per lunedì e martedì a Palazzo di città, accompagnati dai legali ed, eventualmente, dai rappresentanti sindacali, per respingere o confermare gli addebiti contenuti nel provvedimento di contestazione assunto dal capo del personale, Paolo De Giuseppe. Sembra, però, che gli indagati sono pronti ad impugnare il provvedimento e a non presentarsi all’audizione.
Il sindaco Spagnuolo, intanto, ha rifiutato la restituzione dei soldi da parte di uno dei dipendenti indagati. I circa 8.500 euro che rappresentavano la differenza fra quanto percepito e quanto avrebbe dovuto percepire nell’ultimo anno e mezzo uno dei quattro accusati di truffa aggravata, già versati con un bonifico sulla tesoreria comunale, saranno rispediti al mittente. Almeno questo è quanto ha fatto sapere il primo cittadino, almeno fino alla conclusione del procedimento giudiziario. E tuttavia anche altri dipendenti indagati avrebbero intenzione di restituire la somma che, sulla base dei loro conteggi, potrebbe essere stata indebitamente percepita in busta paga attraverso falsi rimborsi chilometrici, ovvero per trasferte di servizio mai effettuate. Se tutti gli indagati avranno effettivamente la possibilità di farlo, a questo punto, resta da verificare.
Conteggi che, in ogni caso, si fermerebbero al 2011, cioè fino all’epoca in cui è possibile risalire attraverso l’archivio delle buste paga del Comune perché precedentemente veniva utilizzato un altro software di elaborazione delle spettanze. E la cifra che grosso modo sarebbe stata impropriamente percepita in questo periodo sarebbe pari a circa 30mila euro ciascuno, tranne per il dipendente che avrebbe cominciato a percepire emolumenti più alti solo dal luglio 2013, per un ammontare complessivo già dichiarato di circa 8.500. A conti fatti, dunque, negli ultimi cinque anni sarebbero stati sottratti alle casse comunali almeno 100mila euro, ma la stima ha tutta l’aria di essere approssimata per difetto. Tuttavia, aldilà delle verifiche che i consulenti tecnici incaricati dalla Procura effettueranno utilizzando a copia dei dati acquisita al Comune durante il blitz, sembra che nel corso della perquisizione effettuata a casa di uno degli indagati sia stato ritrovato una specie di brogliaccio che farebbe risalire le manomissioni alle buste paga intorno al 2004, cioè a più di dieci anni fa: da un lato del foglio la somma percepita e dall’altro quella spettante, con un differenziale netto mensile che oscillava fra i 400 ed i 700 euro mensili. Tuttavia, è opinione diffusa che difficilmente si riuscirà a risalire alla somma effettivamente sottratta alle casse comunali in tutto questo tempo proprio per la difficoltà a rintracciare tutti i singoli importi mensilmente aggiunti in busta paga.
Commenti
Secondo noi, il Sindaco, anzichè andare con De GIUSEPPE in Questura, doveva andare alla Guardia di Finanza, perchè quello commesso è un reato fiscale.
Aspettate l'esito delle indagini e poi si vedrà.