Un poema in versi liberi che conferma l’immagine di poeta urbano attribuita all’artista atripaldese trapiantato a Roma
È stata edita nel marzo 2010 l’ultima opera di Paolo Battista dal titolo “Collapsus (poema in versi liberi)”, presente nelle librerie della provincia nella collana i colibrì, edizioni Eva. Si tratta, per l’appunto, di un poema scritto in versi di svariata lunghezza e privi di rima che l’artista atripaldese 34enne, trapiantato a Roma da dieci anni, ha composto seguendo il tema del Collasso metropolitano e della frenesia del reale. E proprio in virtù di questo caos l’opera si presenta anche come “prosimetrum” ovvero come alternanza di poesia e prosa, come specchio di un sentimento che non è univoco né lineare ma che, multiforme, si sviscera quasi come un flusso di coscienza.
L’autore, già conosciuto in tutta la provincia per la sua prima silloge poetica del 2008 dal titolo “Canti Urbani”, è in procinto di laurearsi presso la Sapienza di Roma con una tesi su Campania in Letteratura Musica e Spettacolo e collabora con la rivista poetica “Poesia Meridiana” a cura del centro di Documentazione della poesia del Sud. Saggese parla di lui come Poeta Urbano che in un certo qual modo si richiama al passato della classicità, da Ovidio a Petronio, per creare un forte contrasto sperimentale. L’autore può, infatti, sicuramente essere definito poliedrico poiché svariati fronti artistici lo vedono protagonista e attore: ha studiato percussioni presso il conservatorio e suona da anni in una nota band romana, gli Album Zootique.
Collapsus, dunque, nasce come espressione della caduta e del crollo di Roma, delle città e più in generale della civiltà umana, il tutto con un punto di osservazione meridiano e con una sensibilità artistica ed umana fuori dal comune: “In questa società, in cui nulla ha senso- scrive Saggese- e tutto perde di senso, la poesia può essere un baluardo al Collapsus presente, a questo collasso da cui solo un nuovo umanesimo può salvarci…allora è vero che la Bellezza, e dunque la Poesia, possa salvare l’Umanità.”