Meritato successo dell'installazione artistica nello Specus Martyrum
Nella quindicesima manifestazione di "Giullarte" ad Atripalda, sponsorizzata dalla Sidigas ed organizzata dalla Pro loco locale, ha colpito l'installazione artistica di Carmine Tranchese dal titolo: "PULVIS ES" (Polvere sei), con suoni di Antonio Cresta e Silvana Spagnuolo:
L'intervento dell'artista locale è sembrata una provocazione, perchè allestita nello "Specus Martyrum " o cripta della chiesa di Sant'Ippolisto Martire.
Non era facile inserire in un ambiente sacro una manifestazione d'arte d'avanguardia. Va detto che Tranchese ha felicemente armonizzato il tutto, creando un percorso obbligato, così che i visitatori seguendone lo sviluppo si sono trovati al centro dello "Specus Martyrum", dove venivano seppelliti i primi martiri cristiani.
L'installazione creativa dell'artista apriva il percorso dal lato di via Rapolla, dove erano sistemati sulla sabbia (a destra e sinistra) del corridoio che conduce allo "Specus", tubi di latta bianca (di diverse misure) disposti sulla sabbia in posizione verticale.
Il visitatore passando in mezzo a essi arrivava nella cripta e da qui entrava in due vani retrostanti (poco conosciuti anche dagli Atripaldesi), dove nei secoli passati vennero posti i morti, sistemandoli seduti su strutture in muratura a forma di sedie, con alla base dei buchi detti i "colatoi" per farli decomporre.
In questi due vani, coperti a "lamia" o volta ribassata; l'artista ha messo sospese dal soffitto, scarpe, rivestite di giornali, avvolte da un fumo artificiale.
L'artista ha creato qui una coreografia alquanto suggestiva, un effetto quasi magico, destando nei visitatori una autentica sorpresa.
Nella cosiddetta "Cappella del tesoro", dove si ammirano i pregevoli affreschi settecenteschi del pittore Michele Ricciardi, invece, Tranchese ha collocato sul pavimento un piccolo cumulo di terra con scarpe inglobate e la scritta: "Pulvis es".
L'artista atripaldese con pochi oggetti "poveri" facilmente reperibili ha organizzato un 'opera fantasiosa e personale e fare conoscere al numeroso pubblico un luogo sacro- artistico che fa parte della nostra storia.
Guarda la fotogallery (di Biagio Venezia)
Galante Colucci