Martedì, 16 Lug 24

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Da Monaco testimonianze storiche su Atripalda e il convento

Due lunghissimi capitoli di un volume digitalizzato dalla Biblioteca pubblica Bavarese: in essi le origini di Atripalda, la storia e la genesi del Convento

Il convento di San Pasquale risale alla fine del XVI secolo

Uno scritto ricco di spunti ed informazioni storiche sulle origini di Atripalda, del convento di San Giovanni Battista (San Pasquale) e sugli aneddoti che lo vedono protagonista. Il materiale è stato inviato alla redazione da Sara Cucciniello, che riferisce: «il seguente scritto è stato interamente tratto da “Cronica Della Provincia Dei Minori Osservanti Scalzi di S. Pietro di Alcantara nel Regno di Napoli”, P.Fr. Casimiro di S. Maria Maddalena, Napoli, 1729, rinvenuto mediante una mia ricerca in internet.

Da quanto ho potuto verificare l’autore del libro è un religioso francescano storico e teologo vissuto agli inizi del 1700. Il volume originale è conservato presso la Biblioteca Pubblica Bavarese di Monaco, la Bayerische Staatsbibliothek (Biblioteca Nazionale Bavarese), che è una delle più importanti biblioteche universali d’Europa e che ha avviato un progetto di digitalizzazione delle collezioni…»

Ripromettendoci di pubblicare più avanti le altre innumerevoli parti dello scritto, di seguito è possibile gustare il sapore del passato storico del Convento di San pasquale attraverso testimonianze e riferimenti bibliografici ben specificat. La descrizione della costruzione del convento e dei rapporti con l’Università scaturisce, nel volume, a seguito di una lunghissima trattazione circa le origini di Atripalda e del suo nome.

Dal capitolo VII del libro intitolato “Della Fondazione del Convento dì S. Giovanni Battista d’Atripalda.”

Nel tempo di Marino I (Caracciolo ndr), e propriamente nell’anno 1589, l’Università d'Atripalda determinò fondar un Convento per i PP. Conventuali Riformati. N'ebbe la facoltà da Monsignor Fulvio Passando, allora Vescovo di Avellino. Si diè principio alla fabbrica in un luogo in cui il suolo era dell’Università, sopra il mercato, ed in quel territorio, appunto, ove si dice essere stata l’antica Avellino e si vedono li vestigj di molti edifizi diruti. La Fabbrica del Convento in poco tempo s’era assai avanzata. Alli 22 d'Aprile dell’anno 1593 si fé pubblico Parlamento. Si risolvè che si chiamassero li PP. Conventuali Riformati per li quali s'era fondato, acciocché venissero ad abitarvi, come seguì. Li medesimi Religiosi con diverse limosine di Legati Pii, procurati da essi, l’ampliarono in buona parte ed apparisce da due licenze della Sagra Congregazione d’alienare alcuni Beni stabili, lasciati ad essi, per convertirli nel pagar li debiti della Pianta dell'Orto…Nell'anno dapoi, 1670, vedendosi che s'estinguevano li Conventuali Riformati, fu donato il Convento alli PP. Scalzi di S. Pietro d'Alcantara. Promettè l’Università darli le stesse limosine, che dava ai PP. Conventuali Riformati, ma con la condizione ch’ogn’anno nella Festività di S. Giovanni Battista si dovesse dare un solo mazzetto di Fiori al Sindaco prò tempore, come apparisce dallo Strumento di Donazione stipolato da Notar Filippo Sbordone di Summonte alli 23 d'Ottobre di detto anno e, nello stesso giorno, per mano di Notar Francesco Antonio Ferraro di Napoli, ne die ancora il suo beneplacito D. Francesco Marino Caracciolo Arcella Principe d’Avellino, e quinto Duca d'Atripalda.

Dal capitolo VIII “D’ alcune cose degne di memoria accadute nel Convento di S. Giovanni Battista d’ Atripalda in tempo de’Scalzi”.

Già si è detto che l'Università d'Atripalda aveva fatto porre nello strumento che li PP. Scalzi dovessero ogn' anno dar un mazzetto di Fiori al Sindaco. Questa parve una soggezzione indebita. Considerarono li Religiosi che la Fabbrica del Convento era stata fatta quasi sempre di limosine di diversi Benefattori. Lo stesso Principe d'Avellino s'era compiaciuto donar a’medesimi Religiosi un censo ch'aveva sopra il Suolo dell'Orto. Il prezzo del rimanente del Suolo era stato pagato da' PP. Riformati Conventuali, avendo essi Padri l'entrata lasciatagli da Alessandro Salato…onde l'Università non v’aveva contribuito altro che il Suolo del Convento, l’assegnamento di 40 ducati annui per pietanza e qualche contribuzione per la prima erezione della fabbrica avanti l'anno 1593. Di quella fabbrica non vi è più vestigio alcuno…Tutto il resto è stato fabbricato da' Scalzi, cioè il Refettorio col Quarto di Sopra nell' anno 1689; la Sepoltura nell'anno 1707, col pavimento della Chiesa; l’altro Quarto, sopra il Mercato, nell' anno 1718, la Sagrestia col Quarto di sopra nell'anno 1699 ed in detto tempo fu fatta ancora la Cona della Chiesa con le Statue di S. Francesco e S. Pasquale, col Quadro di S. Giovanni Battista del celebre Paolo de Matteis; la Selciata avanti la Chiesa e Convento nell' anno 1708. Il tutto con limosine de'Benefattori procurate da essi Scalzi. La stessa Chiesa fu rinovata nell' anno 1700 a spese di D. Antonia Spinola, Principera d'Avellino.

Sembrava dunque strano che l'Università pretendesse esigere ogn' anno un mazzetto di Fiori, come un tributo, volendo con tal'atto dichiararsi Padrona del Convento. Poco averebbe importato a Religiosi che ne fusse Padrone o l’ Università o altri; ma si faceva riflessione che le fabbriche fatte per li Religiosi con limosine de'Divoti entrano nel dominio della Sede Apostolica e non potevano li Religiosi, in buona coscienza, levar il dominio del Convento alla Sede Apostolica secondo le Costituzioni e Regole de'Frati Minori per darlo indebitamente all' Università. Volle, dunque, il P. Fr. Giovanni di S. Maria Provinciale nell'anno 1676 manifestar quelli Sentimenti al Procurator del Convento, acciocché, con bel modo, li rappresentasse all'Università che, sperava, dovesse rendersi capace della ragione: tanto più che si sapeva bene da tutti che tal mazzetto di fiori non s'era dato mai da' PP. Riformati Conventuali, nonostante ch' avessero tenuto il Convento per lo Spazio di settantasett'anni.

Il Sindaco, ed Eletti di quel tempo, mostrarono d'offendersi di queste rappresentazioni. Il Diffinitorio, per mostrar l’attenzione ch'aveva a quell' Università e togliere ogni briga, ma assieme non pregiudicar alla S. Sede, determinò che nel giorno stabilito della Natività di S. Giovanni Battista si dasse in Chiesa un mazzetto di fiori al solo Sindaco prò tempore e assieme si facesse Atto pubblico per mano di Notajo, con cui il Guardiano si protestasse che con tal' esibizione del Mazzetto non intendeva dare all' Università maggior ragione di quella ch' avesse o poterle avere sopra il Convento.

Così s'effettuò alli 24 di Giugno dello stesso anno 1676… Benché nello stesso tempo l'Università fé altra protetta per mano di Notar Francesco Titomaglio con cui si dichiarava non intendere di pregiudicarsi in quelle ragioni che pretendeva avere su detto Convento.

Da diversi Guardiani poi, forse mossi da giuste ragioni di pace e di quiete, si è variato quell'ordine, ma non essendosi fatta altra disposizione dal Diffinitoio, prosiegue a farsi ciò che fu fatto in detto anno.

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