Venerdì, 22 Nov 24

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La memoria di Leopoldo Cassese, la memoria di una città

Atripalda ha reso omaggio alla figura di uno dei suoi figli più illustri

Sabino e Antonio Cassese al tavolo dei relatori

Un pubblico selezionato e di qualità quello che ha reso onore alla memoria di Leopoldo Cassese, venerdì 29 ottobre (presso la sala consiliare di Atripalda), nel corso del seminario del ciclo di giornate di studio sul noto archivista, sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica. Alla presenza di amministratori e consiglieri e del sindaco Laurenzano, si sono susseguite tre ore di interventi di personalità, studiosi e ricercatori dell’Università di Salerno (il Preside Luigi Rossi; Giuseppe Palmisciano; Alfonso Conte; Carmen Scocozza; Graziano Palamara; Roberto Parrella) analizzando tutte le sfaccettature di Leopoldo Cassese come storico, ricercatore, archivista ed anche pedagogo. Fondamentale, ribadito sia da Giuseppe Pennella (Direttore del Centre for Administrative Innovation in the Euro-Mediterranean Region) che da Luigi Fiorentino (Segretario Generale dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato) la grande attualità del messaggio e della visuale storica di Cassese, alla luce del 150esimo anniversario dall’Unità d’Italia e della crisi presente.

Particolarmente interessante, poi, l’intervento dell’atripaldese Galante Colucci che ha letto la missiva inviata da Cassese al Ministero comunicando le ideali condizioni presenti presso le suore del Conservatorio della S. Purità ad Atripalda per la conservazione di documenti nel corso della guerra mondiale.

In ultimo, gli interventi dei figli Antonio e Sabino Cassese che, con parole appassionanti e sgorganti da profonda cultura e grande intelletto, hanno portato testimonianza del lavoro paterno attraverso i loro occhi ricordando le condizioni sociali, economiche e tecnologiche arretrate del tempo e ricostruendo l’ambientazione generale dell’epoca. Antonio Cassese, in particolare, si è poi soffermato sul rapporto che da figlio aveva con questo «padre sempre chiuso in una stanza tra le sue scartoffie, un padre con cui abbiamo raramente giocato da piccoli e che vivevamo soprattutto grazie alla mediazione di nostra madre».

Ricorda, poi, che i rapporti si infittirono con l’aumentare dell’età, con la scuola e la preparazione che davano vita a meravigliosi scambi intellettuali e discorsi di cultura.

In ultimo il pensiero su Atripalda, un luogo che, pur essendo solo culla del parto, vive nei ricordi dei figli Cassese grazie agli aneddoti e ai racconti del padre divenendo così luogo d’infanzia anche per loro.

La lapide in memoria nella sala consiliare

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