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Studi, cultura e vita di una storia: quella di Leopoldo Cassese

Si è svolto la scorsa settimana l’ultimo del ciclo di seminari sullo storico e archivista atripaldese a 50anni dalla scomparsa

Il pubblico in sala

Un pubblico selezionato e di qualità quello che ha reso onore alla memoria di Leopoldo Cassese, venerdì 29 ottobre (svoltosi presso la sala consiliare di Atripalda), nel corso del seminario del ciclo di giornate di studio sul noto archivista, sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica. Alla presenza di amministratori e consiglieri e del sindaco Laurenzano, si sono susseguite tre ore di interventi di personalità, studiosi e ricercatori dell’Università di Salerno (Giuseppe Palmisciano; Alfonso Conte; Carmen Scocozza; Graziano Palamara; Roberto Parrella) analizzando tutte le sfaccettature di Leopoldo Cassese come storico, ricercatore, archivista ed anche pedagogo. Fondamentale, ribadito sia dal il Preside Luigi Rossi, che da Giuseppe Pennella (Direttore del Centre for Administrative Innovation in the Euro-Mediterranean Region) nonchè da Luigi Fiorentino (Segretario Generale dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato) è la grande attualità del messaggio e della visuale storica, alla luce del 150esimo anniversario dall’Unità d’Italia e della crisi presente: «Cassese può essere visto, in termini attuali, come un reporter privo di indirizzi ideologici prestabiliti. Il suo interesse verso la Storia e i movimenti contadini è slegato dalla politica nel senso odierno e legato alla ricerca ed all’analisi delle vicende storiche dal punto di vista dei personaggi. Un intellettuale innovatore che per primo si rivolge alla storia locale assieme alla nuova generazione silenziosa e operosa di intellettuali meridionalisti.

L’opera di Cassese archivista trasforma le carte da vecchie ad antiche; il suo metodo trasforma lo storico rendendolo portatore dei valori della società e rendendo l’archivio Salernitano un’agorà per i giovani ricercatori di cui si fa guida ed insegnante di valori civici e morali: ecco la grande attualità dell’intellettuale.»

Alfonso Conte si è poi concentrato sulla partecipazione di Cassese alla Rassegna storica salernitana, redazione borghese di lancio dell’intellettuale «a cui collaborò fin da giovane con articoli di storia già ricavati da ricerche archivistiche, soprattutto verso i fondi della Scuola Medica Salernitana che Pisacane. Il suo distacco dalla rivista è quasi contemporaneo alla visione storiografica di Gramsci ed all’interesse di Cassese verso nuove problematiche mal viste dal carattere borghese della rivista.

A questo risale la necessità di una cultura che sia cultura di massa e che raggiunga tutti: Leopoldo Cassese si fa coorganizzatore di un “Giornale Parlato”, cioè di un incontro settimanale (giovedì) in una libreria di Salerno in cui si recensivano opere e se ne discuteva con chiunque volesse partecipare: una scelta anticommerciale ma destinata a diffondere la cultura»

Particolarmente interessanti, poi, gli interventi degli atripaldesi Raffaele La Sala e Galante Colucci: il primo ha ripercorso le testimonianze documentarie dell’intellettuale, scavando nelle pieghe di una storia da ricercare e ricostruire e delineando un particolare profilo dello storico, il secondo ha letto la missiva inviata da Cassese al Ministero in cui comunicava le ideali condizioni presenti presso le suore del Conservatorio della S. Purità ad Atripalda per la conservazione dei documenti, nel corso dei bombardamenti della guerra mondiale.

In ultimo, gli interventi dei figli Antonio e Sabino Cassese che, con parole appassionanti e sgorganti da profonda cultura e grande intelletto, hanno portato testimonianza del lavoro paterno attraverso i loro occhi, ricordando le condizioni sociali, economiche e tecnologiche arretrate del tempo e ricostruendo l’ambientazione generale dell’epoca: «È importante – ha sottolineato Sabino Cassese - che le ricerche si concentrino sulle difficoltà del tempo, che si allarghino alle situazioni antropologiche in cui la vita di un uomo, di un intellettuale, si è svoltaAntonio Cassese si è poi soffermato sul rapporto che da figlio aveva con questo «padre sempre chiuso in una stanza tra le sue scartoffie, un padre con cui abbiamo raramente giocato da piccoli e che vivevamo soprattutto grazie alla mediazione di nostra madre».

Ricorda, poi, che i rapporti si infittirono con l’aumentare dell’età, con la scuola e la preparazione che davano vita a meravigliosi scambi intellettuali e discorsi di cultura.

In ultimo il pensiero su Atripalda, un luogo che, pur essendo solo culla del parto, vive nei ricordi dei figli Cassese grazie agli aneddoti e ai racconti del padre: «È luogo dove immagino mio padre bambino mentre compara un libro usato con le tre lire risparmiate dal bus; il luogo dove mio padre bambino incontrava Unci Unci, “lo scemo del villaggio” canzonato dai ragazzini; il luogo dove lo stesso Unci Unci, sentitosi trascurato, cercava gli stessi bambini per farsi canzonare.»

Un luogo genuino che, attraverso l’infanzia di un padre, si è trasformato in luogo d’infanzia anche per i figli e che ora lo ricorda con una grande targa in suo onore alla parete della sala consiliare.

Guarda la fotogallery realizzata da Biagio Venezia

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