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“Un nuovo Natale” vince a “Racconti sotto l’albero”

Il piccolo Renato Grassi della IV B della Primaria di via Manfredi porta a casa un importante premio letterario

Il presepe allestito nell'atrio della Primaria di via Roma

Il giorno 11 dicembre alle ore 12.00 presso la sala convegni del Comune di Montelfacione (AV) si è svolta la premiazione letteraria per ragazzi “Racconti sotto l’albero”, indetto dall’’Associazione Culturale ed Associazione Artistica Panta Rei, nell’ambito della seconda edizione dell’evento “Abbracci di Natale”, con lo scopo di promuovere la diffusione della cultura letteraria tra bambini e ragazzi. Il tema scelto per il concorso è stato l’elaborazione di un racconto, inedito, (max. 10.000 caratteri o 3 pagine per i manoscritti) temporaneamente ambientato nel periodo natalizio, che al di là del suo significato religioso e della sua contemporanea rivalutazione più laica e consumistica, è prima di tutto un evento della nostra tradizione culturale. Lo scopo primario di questa associazione è stato quello di rafforzare l’educazione delle nuove generazioni agli eventi che rappresentano la nostra cultura. A ritirare il primo premio per la scuola primaria “De Amiciis” di Atripalda è stato un alunno di IV B del plesso di via Manfredi, Renato Grassi, il quale ha elaborato il seguente racconto dal titolo Un nuovo Natale.

Nunzia Criscuolo

Docente Primaria


“C’erano una volta due bambini di nome Mario e Luigi; il primo amava tanto il colore rosso, mentre il secondo il colore verde.
Un giorno, i due amici decisero di fare una passeggiata nel bosco che si trovava vicino alla loro casa. Era un bosco molto fitto di faggi e di querce, in cui si potevano raccogliere molti funghi e castagne. Quella volta, però, successe un fatto molto strano. Mario e Luigi, infatti, nel bel mezzo del loro cammino, intravidero una quercia d’oro. Incuriositi, si avvicinarono e, guardando verso la chioma dell’albero, si accorsero che tra le sue foglie faceva capolino un omino, piccolo e paffuto. Era davvero un essere buffo: aveva gli occhi grandi che brillavano come due stelle; aveva un naso a patata e indossava un vestito tutto rosso.
Il piccolo elfo saltò giù dall’albero e cominciò a piangere. I due bambini gli chiesero cosa gli fosse successo e l’elfo cominciò a raccontare la sua storia: “Vengo da un paese che si trova dopo le montagne, dopo i laghi e dopo il mare. Il mio villaggio si chiama Nevopolis perché è fatto di ghiaccio e neve. I suoi abitanti sono gli elfi del Natale ed è grazie a loro che gli uomini riescono a provare le emozioni natalizie e a diventare più buoni. Da qualche mese le cose sono cambiate: una maga cattiva ha imprigionato lo Spirito del Natale ed ha trasformato in ghiaccio il cuore degli elfi. Ora nel mio paese non ci sono più le stelle, non ci sono più i colori e tutto è bianco. Sono molto disperato perché anche sulla Terra non ci saranno più le stelle, le luci sui pini e non ci sarà più il Natale. Aiutatemi, vi prego!”.I bambini rimasero molto turbati e gli risposero che lo avrebbero aiutato.
L’elfo li toccò con la punta del suo cappello e in un secondo si trovarono dopo le montagne, dopo i laghi e dopo il mare, a Nevopolis. Dal punto in cui erano, riuscivano a vedere tutto il villaggio: le strade erano deserte, gli abitanti erano rinchiusi dentro le loro dimore di ghiaccio, le luci erano spente e tutto era bianco e silenzioso. L’elfo accompagnò Mario e Luigi dal re. Quest’ultimo li ringraziò e li avvertì che quello non sarebbe stato un viaggio semplice. I bambini non si scoraggiarono e il re regalò loro tre oggetti magici: un’aquila reale come guida, un pugnale, e un orologio. Il giorno dopo i due si incamminarono lungo il sentiero e l’aquila li guidò verso le montagne.
Dopo aver camminato per giorni e giorni entrarono in una grotta dove c’erano tutti i colori e le luci del villaggio. Sotto una campana di ghiaccio era imprigionato lo Spirito del Natale.
Ad un tratto si sentì una voce provenire dal fondo della caverna: era la maga cattiva che disse ai bambini di arrendersi e ritornare al villaggio.
Mario e Luigi non l’ascoltarono e cercarono di liberare la Spirito del Natale. Allora la voce disse: “Se volete salvare il Natale, dovrete rispondere a degli indovinelli.
Qual è l’unica parola italiana che si scrive con la doppia “q”?”.
Luigi rispose: “La parola è soqquadro!”.
La voce continuò: “Quante ore ci sono in un giorno?”.
Mario rispose: “Ventiquattro ore!”.
La voce chiese ancora: “Da quanti giorni è composto un anno?”
Luigi rispose: “Trecentosessantacinque!”.
Infine la voce domandò: “Come si chiama l’animale che da cucciolo cammina con quattro zampe, da adulto con due e da vecchio con tre?”.
Luigi e Mario non conoscevano la risposta. Pensarono e ripensarono ma non avevano nessuna idea. Il tempo ormai stava per scadere e Luigi pensò che il nonno, tanto saggio, conosceva certamente la risposta. Il ricordo del nonno col suo bastone gli fece accendere la lampadina nella testa: “L’uomo!” gridò.
La maga si arrabbiò tantissimo, a tal punto da far cadere la grotta. I bambini allora afferrarono il pugnale magico e la colpirono al petto: la maga finalmente era sconfitta!
In quel momento, si videro brillare le stelle e le luci sugli alberi del bosco. Luigi e Mario, con lo Spirito del Natale chiuso in un cofanetto, ritornarono al villaggio.
Quando gli elfi li videro arrivare, uscirono felici dalle loro case, cantando e ballando. I loro cuori erano davvero pieni d’amore e di vita. Ogni cosa era tornata alla normalità, ma un’altra avventura aspettava i nostri eroi.
Mario e Luigi, infatti, dovevano portare il Natale sulla Terra. Posizionarono le lancette dell’orologio sulla mezzanotte e ritornarono a casa col tocco magico dell’elfo.
Durante il viaggio, seminarono le scintille dello Spirito natalizio e, come per magia, tutte le cose brutte del mondo scomparvero.
Gli uomini non fecero più la guerra e seppellirono le armi; non soffrì più nessuno per la fame; Napoli si ripulì perché i suoi abitanti impararono a fare la raccolta differenziata; ogni persona ebbe un lavoro; si costruirono nuove case per gli extracomunitari; i ladri smisero di rubare; i ricchi donarono i soldi ai poveri; gli uomini impararono a rispettare l’ambiente e così non vi furono più frane e alluvioni. Luigi e Mario tornarono a casa molto soddisfatti e felici perché avevano ricevuto il dono più bello: non i soliti giochi, non i soliti regali, ma gioia, amore, bontà, pace, felicità e serenità per tutti gli uomini della Terra.”

Renato Grassi

IV B Via Manfredi

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