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In mostra le antiche lucerne di Abellinum

Interessante e completa presso il carcere Borbonico di Avellino

Il giorno 15 aprile 2011, presso il Carcere Borbonico di Avellino, è stata allestita dalla Soprintendenza Archeologica di Salerno e Avellino una mostra insolita dal titolo: "Luci nel Buio".

Non sono state esposte grandi opere archeologiche marmoree, vasi decorati con scene figurative o reperti in oro, ma umili oggetti di uso comune nella vita quotidiana: le lucerne in terracotta o in bronzo; usate sia negli edifici pubblici sia in quelli privati, di epoca romana e oltre.

Le nuove generazioni di certo non possono sapere, ma le lucerne le abbiamo usate anche noi "meno giovani" durante la seconda guerra mondiale quando la sera, al passaggio degli aerei Alleati (nei bombardamenti), veniva interrotta la corrente elettrica.

Le lucerne di terracotta venivano caricate a olio, con uno stoppino, e sostituivano le lampadine.

Prima dell'inaugurazione della mostra è intervenuto il sindaco di Avellino, dott. Giuseppe Galasso, la dott. Adele Campanelli, Soprintendente archeologica di SA e AV e della sez. di Avellino, la direttrice dott. Maria Fariello, oltre al dott. Gennaro Miccio, Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno e Avellino.

La dott. Fariello ha inoltre specificato che le lucerne esposte sono solo alcuni esemplari, provenienti dalle aree archeologiche irpine seguenti: Taurano (loc. Monte Donico), necropoli di Abella (Avella), Museo Irpino, collezione di Giuseppe Zigarelli (donata nel 1889), Antiquarium di Mercogliano e Grottaminarda, Lioni (Oppido Vetere), Ariano, Savignano, Aeclanum (Mirabella E.), Montecalvo, Paternopoli, Montemiletto e Atripalda. Tutte sono state datate dai primi secoli a. C. fino al V sec. d. C.

Dall'Antiquarium di Mercogliano provengono quelle del castello locale e vanno da XII al XVI sec. e sono invetriate o smaltate.

Pregevoli sono anche i candelabri in bronzo che vengono da Carife (Vsec. a. C.) e fanno bella mostra di sé.

Le lucerne sono formate dall'ansa, il serbatoio che conteneva olio o sego, il disco decorato e il becco dove fuoriesce lo stoppino, che veniva poi acceso. Esse variano per la forma e per i ricchi motivi decorativi.

Le lucerne di Abellinum (Atripalda) esposte sono ventidue.

Una, molto bella, è la quarta a partire della prima vetrina: in terracotta e con becco cuoriforme. Nello spazio del disco sono rappresentate due divinità il rilievo: KELIOS e SELENE (Apollo e Diana ) mentre sul fondo reca la scritta KELCEI (nome del fabbricante e datata II sec. d. C.). Le due figure in rilievo sono state realizzate con padronanza tecnica, soprattutto nei volti in miniatura. La patina di colore rosso fa sembrare il disco con le due figure un medaglione di corallo.

Una lucerna simile (ma più consunta) si trova presso il Museo Irpino. Esse venivano prodotte anche in serie.

In molte tombe della necropoli di Avella, in località Casale, osservai che ai piedi dello scheletro era stata posta proprio una lucerna, rituale simbolico, che doveva accompagnare il morto nel suo viaggio nell'aldilà.

Un ringraziamento va alla dott. Paola Ricciardelli per la cortesia e le informazioni che mi ha dato.

La mostra resterà aperta fino al 31 maggio.

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