Mercoledì, 17 Lug 24

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Monica Maffei debutta in teatro a Roma

Uno spettacolo impegnato e profondo per l’esordio teatrale di una giovane studentessa atripaldese

Monica Maffei

Innegabilmente è una splendida ragazza: occhi chiari, viso dolce ed un sorriso comunicativo. Monica Maffei è una ventiduenne atripaldese, laureanda presso il Dams Roma 3, che ha una grande passione per il teatro e lo spettacolo di qualità. Per questo ha lasciato Atripalda ed è approdata a Roma dove vive e studia e dove il 5, 6 e 7 maggio alle ore 21.00 e, in conclusione, l’8 maggio alle 18.30, sarà protagonista di un interessantissimo spettacolo teatrale ospitato dal Teatro Studio Keiros di Roma: sarebbe un’ottima occasione per una gita fuori porta e per ammirare un brillante pizzico di Atripalda nella città eterna.

In Via Padova 38/a (Piazza Bologna, metro B), andrà in scena alfabeto muto, uno spettacolo di Francesco e Natale Barreca e Pino Tossici che vede la partecipazione di cinque attori tra i quali spicca in cima il nome di Monica Maffei (assieme a Massimiliano Calabrese, Pino Tossici, Mary Fotia e Giulia Tuzzi).

Studentessa nell’ambito della regia, scenografia, teatro in genere ed organizzazione d’eventi, è sempre stata, e lo è tuttora, impegnata nella vita atripaldese ed in particolare nel gruppo Scout della città. Ha frequentato con successo tutte le scuole cittadine e si è diplomata brillantemente presso il Liceo Scientifico De Caprariis: corsi pomeridiani di teatro, canti, balli e allegria hanno scandito la vita scolastica e sociale di Monica tra spettacoli (anche nella Villa Comunale di Atripalda) e rappresentazioni varie. Ora ha spiccato un importante salto di qualità facendosi notare nel corso dei laboratori universitari e impegnandosi nelle prove di questa nuova esaltante esperienza. Alfabeto muto, infatti, sembra presentarsi come un’opera tutt’altro che leggera, ponendo in risalto il talento di questa giovane promessa: “Una famiglia a-normale come tante altre è la protagonista di un mash – up ad alto livello emozionale. Al suo interno troviamo, deformati dall’ottica di ciascuno dei personaggi, dettagli e minuzie della vita quotidiana, quella vera. Il disagio esistenziale di un nucleo allo sbando, conseguenza della perdita della madre, di cui nessuno osa chiarirci la natura, dove la violenza e l’ipocrisia sottolineano eventi e destini che rivelano le diverse prospettive dell’animo umano. Ma anche un succulento “equivoco” attraverso il quale, ricorrendo a un dialogo ruvido e tempestoso, si evidenzia il lato tragicomico della famiglia italiana…».Un lavoro sicuramente all’altezza delle grandi qualità della piccola, ormai grande, atripaldese.

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