Dopo i fuochi d’artificio dell’anno scorso, festa in famiglia per Vincenzo Palumbo, per altri... cento di questi giorni
Ne va fiero Zì Vicienzo, all’anagrafe Vincenzo Palumbo, nato il 13 novembre del 1909 ‘ncoppa e monache, centro nel secolo scorso dei commerci e degli affari. Vincenzo, l’uomo che ha fatto mille mestieri e ha faticato per tirare avanti, oggi se la ride vedendo come va il mondo e di certo non lo fa da una stanza chiusa, ma dal centro della città, dalla Piazza, a due passi da casa sua in Via Melfi. “Il 13 novembre festeggio i miei 101 anni, stiamo a casa come sempre. L’anno scorso è stata una festa bellissima, c’erano tutti, ho tagliato la torta al Comune insieme al Sindaco, poi in mezzo alla strada, chiusa per me, che spettacolo. Ma i cento anni arrivano una volta sola ed è giusto così, quando arrivo a centodieci ne facciamo un’altra”. Zi Vicienzo è seduto sotto i portici in Piazza, davanti ai bar, parla con i suoi amici più giovani, quelli di vecchia data sono passati a miglior vita da tempo, lui si accontenta con quelli che hanno almeno mezzo secolo di vita, vuole vederli invecchiare, dice che con gli altri non ci parla, sono troppo vecchi e non li capisce, loro non sentono tanto bene. La mattina quando si sveglia si lava da solo, si veste da solo, fa qualche lavoretto a casa, e poi con la scusa che deve accompagnare il genero Pasquale Tullino in giro, si fa una passeggiatina in lungo e largo per la Piazza. Non ama giocare, preferisce parlare, raccontare ai più giovani quello che sa del passato, quello che ricorda, dagli stenti e della miseria, delle guerre e di quando si andava a fare i mercati in alta irpinia, a piedi. Poi fa ritorno a casa, pranza e va riposare, poi nel pomeriggio se il tempo lo permette ritorna in Piazza, poi se in tv ci sono le partite se le vede, ma solo quello. In questi giorni deve andare anche dal medico dice la figlia Maria che lo deve accompagnare, per la vaccinazione contro l’influenza, è l’unica cosa che fa volentieri, altrimenti i medici devo stare lontano come i farmacisti, è il suo stile di vita che lo rende pieno di forza e poi come dice lui: “Amo la vita, amo vivere, mi diverto, perché devo abbattermi? Se sono arrivato fino a 101 posso vivere ancora, ci vuole ottimismo, si deve andare avanti anche quando tutto sembra perduto, sempre e con il sorriso fra le labbra”. La crisi lo fa ridere, lui che ha visto la miseria in faccia non ha paura, lui che il giorno delle nozze festeggio con la sua adorata moglie Maria Cocchia con due uova, ma erano felici. Una grande lezione di vita da un uomo che ha il privilegio di vedere la città dall’alto, auguri Palummiello.