Lunedì, 25 Nov 24

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Casa di Adele, l’Acli si defila

L’associazione ha comunicato di non avere più la possibilità di pagare gli otto dipendenti aprendo ufficialmente la crisi

Attualmente gli ospiti sono sei

Il futuro de “La Casa di Adele”, polo sociosanitario atripaldese, è sempre più incerto. In occasione dell’incontro in Prefettura tenutosi lo scorso giovedì, infatti, è emersa la volontà da parte dell’Acli, da cui dipendono gli otto lavoratori della struttura, di abbandonare il progetto. In pratica, i vertici dell’associazione hanno presentato il proprio piano industriale dimostrando l’impossibilità di assicurare il pagamento mensile degli stipendi a tutti i lavoratori. Un passo indietro che ha spiazzato i lavoratori in primis, la Cgil Fp rappresentata da Marco D’Acunto e lo stesso Prefetto, il quale ha informato l’Acli dell’impossibilità di abbandonare un progetto del genere da un momento all’altro, imponendo la gestione della struttura fino all’imminente estate. Sarà proprio la stagione estiva, dunque, il teatro delle decisioni che potrebbero portare, nella peggiore ipotesi alla chiusura della struttura e al licenziamento degli otto dipendenti che non ricevono lo stipendio da nove mesi. E proprio le mensilità arretrate potrebbero essere motivo di una futura battaglia legale tra i lavoratori e l’Acli, soprattutto perché appare piuttosto chiaro che l’associazione non riuscirà facilmente a racimolare i 100mila euro necessari a pagare i dipendenti che, frattanto, continuano a prendersi cura dei sei pazienti de “La Casa di Adele”. Insomma, tutta la triste e complessa faccenda resta appesa a un filo sottilissimo che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro, così come teme proprio D’Acunto: «La situazione non è affatto semplice. L’Acli, defilandosi, ha lasciato la patata bollente nelle mani di lavoratori che hanno fatto il proprio dovere anche senza percepire lo stipendio. L’unica possibilità è che i dipendenti stessi prendano in mano le redini della struttura». In pratica, starebbe serpeggiando l’idea tra gli otto lavoratori di costituirsi di una cooperativa, in modo da autogestirsi e assumendo il pieno controllo sul proprio operato. Una manovra che potrebbe salvare “La Casa di Adele” ma che non cancellerebbe i problemi economici che hanno portato alla crisi poiché le elargizioni regionali si fermerebbero lo stesso al 40% del totale, mentre il resto sarebbe carico dei dissanguati Comuni afferenti al Consorzio Servizi Sociali A6.

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