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Sulle tracce della storia e di Ferdinando Maffeo

Le emozioni di un viaggio al Sacrario di Redipuglia alla ricerca di un "milite ignoto", caduto da eroe sul Carso quasi cent'anni fa

Agosto 1919: la cerimonia di commemorazione di Ferdinando Maffeo

Erano anni che volevo andare a visitare il Sacrario di Redipuglia. Ho questo desiderio fin da quando andavo da Roma a casa dei miei nonni ad Atripalda e vedevo quella foto maestosa nell'ingresso di casa. Certo, la foto in bianco e nero, inclinata leggermente in avanti tenuta da catenelle, raffigurante un Bersagliere in divisa con dei baffi da primo novecento.  Sopra all’altare ricordo ancora vividamente una medaglia di bronzo al valore e uno stemma con sopra scritto quindici. Nel salone, aperto solo per le grandi occasioni, c'era una colonna di marmo con sopra un busto bronzeo raffigurante lo stesso Bersagliere. L’iscrizione diceva: "La famiglia all'eroico Ferdinando Maffeo caduto a Seibusi il XIX agosto MCMXVI".

Anni dopo ho scoperto che quel quindici rappresentava il 15mo Reggimento Bersaglieri, e zio Ferdinando era caduto in combattimento e il suo corpo disperso tra quelli dei militi ignoti. Non a caso quel busto che portava il nome di mio padre mi ha sempre affascinato: di nascosto andavo spesso a contemplarlo.

La vita e la carriera, dopo Belgio, Finlandia e Svezia mi ha portato a Praga, dove vivo da tre anni. Ironia della sorte, un paese che all’epoca faceva parte dell’Impero Austro-ungarico, l'esercito nemico. Sono passati quasi 100 anni da allora ed era ora che nipoti e pronipoti andassero a cercare quello zio caduto da eroe sul Carso.

Quest'estate, dopo un viaggio alle origini ad Atripalda, ho portato la mia ragazza della Rep. Ceca a Redipuglia.Lo spettacolo è drammaticamente maestoso: ci sono i nomi dei luoghi delle battaglie. Mi ha molto impressionato la tomba del Duca d'Aosta, il comandante che è stato sepolto a capo della sua Terza Armata.

L'emozione è talmente grande anche per un non italiano. Di là dal Duca ci sono anche le tombe di quattro Generali con una scalinata annessa, dove su ogni piano (alto 2 metri) ci sono sei file di targhe con i nomi di settanta mila soldati caduti. A ogni scalone, si staglia all'infinito la scritta incisa nel marmo: Presente! Come a ricordare che quei soldati sono ancora li, a rispondere all’appello. A mano a mano che si sale, si capisce che quella scalinata, così piccola da lontano, è in realtà mastodontica per accogliere le salme di 100 mila giovani. In cima c’è la cappella, dove sono sepolti 30mila militi ignoti, tra cui anche Ferdinando Maffeo.

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