Lunedì, 25 Nov 24

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Enzo Angiuoni: ciò che non è riuscito a dire, ciò che non avrebbe mai detto

Intervista di Carmine Cioppa all’imprenditore divenuto cittadino onorario

L'imprenditore si è commosso più volte (foto Antonio Cucciniello)

Cerimonia molto bella quella del conferimento della cittadinanza onoraria ad Enzo Angiuoni, da parte del Consiglio Comunale, ufficialmente convocato il 21 dicembre scorso per deliberare quel solo punto all’ordine del giorno.“Enzo Angiuoni è venuto a prendersi ciò che si meritava”, questo il commento più diffuso nella sala consiliare del Comune il 20 dicembre scorso mentre stava per iniziare la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria. Il 74enne imprenditore tessile, accompagnato dalla sua famiglia e dai suoi amici, è stato accolto dal Consiglio comunale di Atripalda nel suo plenum per ricevere il prestigioso e solenne riconoscimento. In molti hanno preso la parola: il sindaco Spagnuolo, i consiglieri Pascarosa, La Sala, Barbarisi, Landi, Del Mauro, Pacia, Aquino. Poi l’attore Luigi Frasca ha interpretato con grande carica motiva la biografia di Enzo Angiuoni ed, infine, c’è stato il saluto degli amici Andrea De Vinco, Lello Labate, Carmelina Di Paolo, Enzo Angiuoni (l’omonimo maestro), Antonio De Pascale e Manlio Berardino (riconciliatosi col sindaco).

La parte istituzionale, come è giusto, ha assorbito buona parte del tempo; alla fine, però, le emozioni hanno avuto la prevalenza ed è rimasto nell’aria qualcosa di sospeso, le tante cose che forse ciascuno dei presenti avrebbe voluto sapere dall’illustre e commosso ospite. Come gli altri, mi sono limitato ad abbracciare Enzo e complimentarmi per questo riconoscimento, ma non ho resistito alla tentazione di porgli, a distanza di qualche ora, qualche domanda; ne è nata una piacevole conversazione.

Quali sono le tre cose che realizzeresti ad Atripalda?

La prima: se io fossi il Sindaco di Atripalda ed il Comune avesse sufficienti disponibilità finanziarie, le userei per aiutare tutte le persone della terza età, che non arrivano a fine mese per mancanza di soldi, gli ammalati, e le famiglie con figli in tenera età. Ma starei molto attento alla selezione, per individuare solo i veri bisognosi. Poiché, però, il Comune non potrebbe mai soddisfare le esigenze di tutti, coinvolgerei personalmente tutti quei cittadini che hanno possibilità di dare un piccolo contributo economico, e darei alla fine un resoconto ai cittadini di quanto fatto, ma terrei in anonimato i beneficiati, perché l’aiuto non può prescindere dal rispetto della dignità. La seconda: esigerei il massimo dai miei collaboratori. Efficienza nei servizi, disponibilità, cortesia, attenzione massima per il decoro e rispetto per le persone. “L’esempio è la più bella forma di autorità”. La terza: farei di tutto per trovare i fondi per sistemare la Chiesa Madre e il campanile, con il coinvolgimento di tutti, sensibilizzando la classe politica perché completi gli scavi della vecchia Abellinum; noi abbiamo una piccola Pompei, non è possibile fare finta di niente. Penso ai tanti turisti che sarebbero invogliati a visitare Atripalda ed allo sviluppo economico che ne deriverebbe!

Quali consigli ti senti di dare ai più giovani?

Confermo esattamente quanto detto durante il Consiglio comunale: studiare, e poi andare all’estero. Dalla mia partenza da Atripalda, le cose stanno più o meno come negli anni ’50 in tema di mancanza di lavoro. Allora eravamo più fortunati, perché c’erano numerosi concorsi per un posto statale, mentre oggi mancano pure quelli. Ma è necessario andare all’estero perché i giovani di tutto il mondo si muovono, mentre, noi, in particolare nel Mezzogiorno, aspettiamo sempre che qualcuno ci aiuti, un amico, una raccomandazione; oggi non è più così, il mondo è dei giovani, ma i giovani devono capire che sono uguali a quelli degli altri Paesi, che, dopo i 20 anni, si muovono, vanno alla scoperta del “mondo”, in Australia ancora terra di conquista, o in America, o in Canada; e tutti trovano lavoro; inizialmente solo per sbarcare il lunario, ma con possibilità di inserirsi successivamente in posti di responsabilità per cui è difficile che ritornino nei paesi di origine. Importantissima è la conoscenza della lingua inglese parlata e scritta correntemente. Il distacco dalla famiglia è molte volte duro, ma, dopo i venti anni, bisogna essere indipendenti, e non mammoni. Ripeto, il mondo è dei giovani, ma va conquistato perché ne siano parte attiva, senza mai arrendersi.

In un virtuale raffronto tra la città della tua giovinezza e quella attuale, quale è la tua preferenza e quali sono i ricordi più vivi?

La mia Atripalda, vissuta sino ai 17 anni, non c’è più, per buona parte distrutta dal terremoto. Ma il vero terremoto lo hanno fatto i politici impreparati, incapaci, e alcuni costruttori senza scrupolo; non ho parole per classificare queste eccellenze del niente, speculatori e senza responsabilità che hanno guardato solo ai propri interessi. Da qualsiasi parte volgi lo sguardo vedi mostruosità e ti chiedi come si è potuto fare costruire dei mostri così assurdi, e se chi ora li abita non si sia pentito di avere comprato. Come è stato possibile cancellare una piazza tanto bella, nascondendo la collina di San Pasquale con una costruzione che definirei oscena, non per un’accusa al costruttore, ma per sottolineare la insensibilità di chi ha concesso le necessarie autorizzazioni. Ma c’è anche di peggio, come il palazzo di Rampa San Pasquale, o quello degli ex “Magazzini Tutto”, o quello del barone Di Donato (meglio noto come palazzo Capaldo); nessuna accusa, beninteso, ai proprietari, ma ad una classe politica che non ha saputo guardare al futuro anche prossimo munendosi di strumenti urbanistici che ne tutelassero l’originaria identità e vocazione. La “mia” Atripalda era bellissima e la testimonianza storica è in un plastico “itinerante” del maestro falegname Alviggi, donato al Comune e relegato in un angolo, che nessuno guarda, ma che, a mio giudizio, dovrebbe essere esposto nella Dogana al posto d’onore. Guardando quella ricostruzione, si può vedere quanto fosse bello il nostro paese: un’architettura semplice e piacevole, con costruzioni al massimo di tre piani, ben diversa dai nuovi agglomerati senza senso né estetica, uno accanto all’altro, brutti, realizzati con materiali pessimi. Una notazione a parte per il vecchio Cinema Troncone, una brutta storia senza fine, senza che si decida o di abbatterlo o di dare possibilità ai proprietari di sistemarlo. Unica eccezione la Dogana dei Grani: grazie e Dio, si è salvata!

E’ vero che, se non fossi diventato imprenditore, avresti fatto il cantante ed è vero che questo rimane tuttora un tuo sogno?

Passo la vita a cantare in macchina o sotto la doccia; abito in una casa isolata, e me lo posso permettere. Caro Carmine, tanti anni fa, tu che sei un maestro avresti dovuto accorgerti della mia passione. Ricordo una sera, non di luna piena, eravamo per caso “rinto ’a via nova”, io cantavo e tu mi scambiasti pe 'o figlio e “aciniello”, Attilio, che all'epoca si esibiva anche con il tuo complesso. Forse sarei stato un buon cantante, ma visti i tempi e i cambiamenti, è stato meglio fare l'imprenditore, dove si può dare meglio spazio alle proprie capacità ed intuizioni. Comunque il canto per me è un piacere personale, mi carica nei momenti di bisogno e mi delizio come piace a me. Ti confesso che mi sarebbe piaciuto; magari tu saresti stato il mio manager vista la tua grandissima passione per la musica ed anche perché riconosco in te un amico della vita, sempre disponibile, a cui mi legano tanta amicizia e stima. Devo anche dirti che, se avessi fatto il cantante, il mio nome artistico sarebbe stato "O Corsaro" perché qualche centinaio di fans tra i miei amici di Atripalda li avrei avuti fin da subito. Comunque voglio ricordare anche la mia grande passione per lo sport, il calcio e soprattutto l’atletica leggera, dove sono stato campione provinciale dei 1.500 metri, in 4,06 minuti, non male, visto che lo ho realizzato nel 1955/56.

Parliamo un po’ del potere e del fascino che esercita sulle donne: te ne sei giovato?

Un imprenditore, non può e non deve mischiare il lavoro con le donne; se, invece, nasce un vero amore con una propria dipendente, come mi è capitato con la mia seconda moglie, allora bisogna essere ancora più seri, perché non si possono prendere in giro due persone. A me, come ho detto, è capitato ma soltanto perché il mio matrimonio con la prima moglie non ha mai funzionato. Conosciuta la mia attuale moglie, ho chiarito con la prima, ho trovato in lei una donna intelligente, non ci sono ai state tensioni ed i nostri due figli sono sempre cresciuti con serenità ed ancora oggi il Natale lo passiamo insieme. Non penserei mai di imporre la mia autorità, il mio ruolo, la mia prepotenza, il mio danaro per avere molte donne. Non faccio parte dei fasulli fedeli o santarellini, ma dico che in vita mai non mi sono mai avvalso di quello che tu scherzosamente tu definisci “potere”. Considero la donna il dono più bello della vita per un uomo.

L’intervista è finita, ma Enzo mi affida un ulteriore messaggio…

Permettimi di ringraziare, alla fine, tutte le persone, gli amici, il Sindaco Spagnuolo e la sua Giunta, unitamente agli esponenti di tutte le forze politiche presenti in Consiglio che mi hanno onorato di questo immenso riconoscimento. Non avrei ma pensato di ricevere tanto, soprattutto perché ciò che ho fatto per il mio paese, l’ho fatto sempre e solo con assoluto piacere. Sono felice di essere nato ad Atripalda e, grazie anche a questo riconoscimento, di essere rimasto atripaldese, cioè appartenere al paese tra i più antichi d’Italia.

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