Lettera aperta dei due parroci, don Ranieri e don Enzo, rivolta alle famiglie atripaldesi in occasione del 3° Congresso Eucaristico Cittadino in programma dal 4 all’11 maggio
Carissimi fratelli e sorelle,
“A voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro” (1Ts 1, 1-3 ).
Siamo lieti di porgere il nostro cordiale e fraterno saluto a ciascuno di voi con le parole dell’apostolo Paolo nell’annunciarvi la volontà di celebrare il 3° Congresso Eucaristico Cittadino, dal tema: «“Nutriti dell’unico pane formiamo in Cristo un solo corpo”. Chi rimane in me, ed io in lui, porta molto frutto (Gv 15,5)». Questo evento viene celebrato a cinquanta anni dal 2° Congresso svoltosi dal 30 agosto al 6 settembre 1964 e a ottantaquattro anni dal 1° Congresso svoltosi nella prima decade di luglio del 1930.
Nell’Anno della Fede la Chiesa ci ha invitato a riscoprire le radici della nostra appartenenza a Cristo, in modo da poter offrire al mondo una testimonianza autentica e credibile. L’evento di grazia che è stato il Concilio Ecumenico Vaticano II ha già adornato la Chiesa di molteplici frutti, tuttavia c’è sempre bisogno di conversione, di rinnovare la propria esperienza di Dio attraverso quegli strumenti e quelle mediazioni che Lui stesso ci ha voluto donare, la Parola e i Sacramenti. La vita della Comunità Cristiana è scandita dalla centralità di una Parola che si fa incontro nell’Eucarestia e preghiera e apertura nell’intercessione e nel servizio verso i fratelli. Nel tentativo di offrire uno strumento utile a quanti vorranno vivere quest’anno in preparazione al Congresso Eucaristico, siamo felici di presentarvi alcune riflessioni che potranno guidare e accompagnare la nostra formazione in questo tempo di Grazia che il Signore ci dona. Il tema è quello dell’Eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita cristiana, compendio e somma della nostra fede (cf. CCC, 1327). Abbiamo scelto due icone bibliche di riferimento: il racconto dell’apparizione di Gesù ai Discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,13 35) e il detto di Gesù: «Chi rimane in me, e io in luì, porta molto frutto» (Gv 15,5). Alla scuola della Parola, come i due di Emmaus, potremo riconoscere Gesù come il Cristo nell’Eucarestia, per fare esperienza quanto sia necessario rimanere in Lui, per portare frutto e per vivere un’autentica carità.
La riflessione pastorale che proponiamo, richiama la nostra attenzione particolare sul Sacramento dell’Eucaristia, un sussidio utile per continuare a vivere e celebrare con significativi frutti spirituali L’Anno della fede, indetto da Papa Benedetto XVI con la Lettera Apostolica Porta Fidei, iniziato il giorno 11 ottobre del 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e quindi introdurci nel nuovo anno che ci vede in cammino verso il Congresso Eucaristico. L’urgenza di riscoprire il dono della Fede che apre il cuore e la mente a un’altra intelligenza, quella capace di porre l’uomo nella dimensione dialogica (chiamata-risposta) di fronte alla Rivelazione di Dio, nasce evidentemente dalla necessità di una rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo, e quindi dall’esigenza di riscoprire la bellezza e l’entusiasmo dell’incontro con Gesù Cristo. «L’Anno della fede si configura, quindi, come un’opportunità concreta e vitale per «riscoprire e rinsaldare la propria identità cristiana».
Lo stesso Pontefice, inoltre, sempre nella Lettera Apostolica Porta fidei, richiamando il numero 10 della Sacrosanctum Concilium, sottolinea l’importanza e la centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa e del cristiano: «Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia, che è “il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana tutta la sua energia”».
La celebrazione dell’Eucaristia è fonte e culmine della vita della nostra Chiesa e di ogni comunità parrocchiale (Cfr. LG 10). Essa è il grande Testamento che il Signore ci ha affidato la vigilia della sua passione e morte (Lc 22,19ss). E’ la cosa più preziosa che possediamo come Chiesa. E’ il cuore della nostra Chiesa.
L’Eucaristia, dunque, riscoperta quale compendio e somma della nostra fede, rendimento di grazie a Dio, memoriale della passione e della resurrezione del Signore, sacramento sommo di riconciliazione e di comunione, conferirà fondamento e vigore, luce e contenuto, alle attività pastorali delle Parrocchie nel nuovo anno, facendo scaturire gli opportuni suggerimenti ed indirizzi pastorali.
> L’Eucaristia: mistero della fede!
Nel momento centrale della Liturgia Eucaristica, subito dopo l’invocazione dello Spirito a santificare i doni, e quindi immediatamente dopo il “racconto” dell’istituzione dell’Eucaristia, il sacerdote proclama il «Mistero della fede» ed il popolo risponde con le parole, o formule, proposte dalla liturgia, che costituiscono la sintesi della professione di fede nel mistero annunciato e celebrato e vissuto. Infatti, le acclamazioni che il Messale propone non solo partecipano della natura del memoriale, ma presentano anche le caratteristiche dell’annuncio. Noi annunciamo, proclamiamo, ciò che crediamo: «Annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta». Oppure: «Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunciamo la tua morte, Signore, nell’attesa della tua venuta». Oppure: «Tu ci hai redenti con la tua croce e la tua risurrezione: salvaci, o salvatore del mondo».
Affermiamo la nostra redenzione, avvenuta attraverso la morte e resurrezione del Signore. Nelle prime due formule, inoltre, emerge anche l’aspetto escatologico, perché all’annuncio del sacrificio salvifico operato da Cristo, si aggiunge il senso della speranza futura: «Nell’attesa della tua venuta». Vale a dire: tutto questo lo viviamo, lo celebriamo nel sacramento, nell’attesa del ritorno glorioso e definitivo di Cristo.
Vivere l’Anno della fede, allora, lasciandoci illuminare in modo del tutto particolare dal sacramento dell’Eucaristia, non rappresenta semplicemente la sequela di un tema pastorale ma, poiché l’Eucaristia è «il cuore stesso della vita cristiana», significa anche intraprendere un viaggio che ci riporti verso il “centro”, che punti a mettere ordine nella nostra vita e a ridare a Dio il primato che gli spetta. Significa cogliere questo Anno come tempo propizio per fare bilanci e valutare il nostro cammino di fede, ponendoci alcune fondamentali domande: Dove ho riposto le mie speranze? Dove sono orientati il mio cuore e la mia mente? A chi mi sto affidando? Di chi mi sto fidando? Dove sto andando? Qual è la meta della mia vita? A che cosa aspiro?
> Educare alla vita di fede
L’urgenza educativa manifestata dai Vescovi italiani trova uno “spazio vitale” e particolarmente propizio proprio in questo tempo. La vita buona del Vangelo è la vita di fede. Per sillogismo, dunque, l’impegno a educare alla vita buona del Vangelo si tradurrà in impegno educativo alla vita di fede. Il Santo Padre nella Lettera Apostolica Porta fidei, tra l’altro, così esorta: «Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della Vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli (cfr. Gv 6,51). L’insegnamento di Gesù, infatti, risuona ai nostri giorni con la stessa forza: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna” (Gv 6,27). L’interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per noi oggi: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?” (Gv 6,28). Conosciamo la risposta di Gesù: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29). Credere in Gesù Cristo, dunque, è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza».
Pertanto, consapevoli di tutta la ricchezza spirituale che ci viene offerta per crescere e maturare nella vita di fede e per sospingerci, quindi, con gioia nell’adesione a Colui che il Padre ha mandato perché siamo salvi (cfr. Gv 6, 3940), confidando nell’intercessione della Beata Vergine Maria del Carmine, Madre di Dio e Madre nostra, di san Sabino Vescovo, nostro Patrono e di tutti i Santi, viviamo questo tempo nel segno della Fede e nella comunione di quel Pane che sazia la nostra fame e ci rende un solo corpo in Cristo.
A tutti, ma in particolare a quanti vorranno incamminarsi e riscoprire, come i discepoli di Emmaus, mediante l’ascolto della Parola e la celebrazione dei Sacramenti e in special modo dell’Eucaristia, auguriamo la gioia dell’incontro con Gesù Cristo, il Risorto e Signore della Vita. Buona Pasqua di resurrezione a tutti!
A voi tutti l’augurio di poter rinnovare la bellezza dell’incontro con Cristo.
I Parroci
Don Ranieri Picone
Don Enzo De Stefano