Lunedì, 25 Nov 24

Tu sei qui:

Le “infornate” degli Atripaldesi

Sono ancora molte le massaie che si rivolgono al fornaio per cuocere le prelibatezze della tradizione di Pasqua

Una tradizione che resiste

Si rinnova anche quest’anno la vecchia e buona tradizione delle cosiddette “infornate di Pasqua”, cioè di quella antica tradizione delle nostre nonne e delle nostre madri di portare a cuocere al forno privato dei panifici le proprie teglie di pizze, dolci pasquali e dei casatielli napoletani. Non tutti sanno che proprio nel periodo delle festività Pasquali i forni cittadini davano la propria disponibilità alle infornate delle massaie che si prenotavano prima del periodo quaresimale. Anzi, una volta erano proprio i fornai che all’alba andavano di casa in casa, svegliavano le donne per ricordare loro che era ora di impastare. In ogni caso, quella della infornata in molte realtà contadine resiste ancora perché ci sono forni che hanno sempre rispettato le tradizioni, ma in molte città quella che era una bella tradizione è via via scomparsa. Prima, infatti, nel periodo Pasquale le famiglie si riunivano attorno ai forni a legna per passare il periodo di feste, che iniziavano sempre con il digiuno e l’astinenza alla carne e ai cibi elaborati. Poi tra il mercoledì e il sabato della settimana Santa le nonne si scatenavano con la preparazione delle pizze, di tutti i tipi e di tutti i gusti, dalla pizza con l’erba, fatta con erbe di campo e scarole e cardilli, alla più gustosa e calorica pizza “chiena”, ma anche pizza al formaggio, pizza con il pomodoro, il famoso casatiello, copiato dalla tradizione napoletana, le focacce, i taralli con lo zucchero e l’introvabile ormai “pane co’ l’ova”, un dolce che una volta non poteva mancare sulle tavole degli atripaldesi nella domenica di Pasqua, come non potevano mancare le pizze nella giornata del lunedì in albis. Nel secolo scorso le massaie del centro storico preparavano le pizze in casa con il proprio criscito, poi riempivano i “ruoti”, le teglie che poi venivano accuratamente avvolte nelle tovaglie e portate al forno di Via Santa Maria, gestito dalla famiglia Capaldo, tradizione che si è rinnovata poi negli anni ’50 e ’60 al forno di Via Tripoli, sempre della famiglia Capaldo, come il forno di Via Salvi, dove Giuseppe accoglie, come vuole la tradizione, le massaie con il prezioso carico di pizze da infornare. Giuseppe, pronipote, nipote e figlio di fornai, conosce bene il colore del grano arso, dell’impasto che deve essere croccante fuori ma soffice dentro, a lui sono affidate le pizze da cuocere, non per niente lo chiamano “il Fornaio” e non panettiere, proprio perché alla sua famiglia da sempre gli atripaldesi affidavano le infornate. C’è spazio per tutti, con un’offerta simbolica e si può infornare tutto, basta prenotare e Buona Pasqua a tutti.

E-mail Stampa PDF