L'artista-architetto espone fino al 30 giugno le sue "tessoforme", figure vuote realizzate con un filo sottilissimo
Nel suggestivo spazio della Dogana dei Grani di Atripalda, è stata inaugurata la mostra “Le forme del vuoto” di Giuseppe Guanci, architetto-artista originario della città del Sabato ma che vive e lavora a Prato in Toscana da molti anni.
Giuseppe Guanci espone per la prima volta nella città dei suoi natali ed offre in rassegna una selezione delle sue ultime opere.
All’inaugurazione hanno partecipato il sindaco di Atripalda Paolo Spagnuolo, il consigliere delegato alla Cultura Lello Barbarisi e la responsabile della Dogana dei Grani Paola Apuzza.
La mostra su proposta dell’Assessore alla Cultura è patrocinata dal Comune di Atripalda ed è realizzata con la collaborazione della Soprintendenza Etnoantropologica.
Come evoca il titolo della mostra, queste opere sono caratterizzate dalla sperimentazione su forme completamente vuote. Una ricerca sul vuoto e ciò che esso "contiene", nel tentativo di circoscriverlo con un sottilissimo filo metallico, con cui vengono “disegnate” nello spazio le figure, realizzando una sorta di tessitura superficiale che Guanci chiama “Tessoforme”.
Anche l’aspetto filosofico che le sottende, si riferisce al concetto di vuoto, a cui anche il pensiero orientale fa riferimento, essendo la gestualità stessa, con cui sono realizzate, fondamentalmente zen, nella sua ripetizione di un'infinità d'intrecci, che nel loro insieme danno appunto luogo alla forma, evocandone contemporaneamente anche l'immaterialità, non essendo costituita da vere superfici, solo suggerite dal reticolo di linee, che tuttavia la nostra mente ci restituisce come figurazione compiuta. Lo sguardo può infatti attraversare queste forme, e l’attenzione può depositarsi su ciò che si trova oltre, paradossalmente anche su analoghe figure poste dietro di esse, oppure entrambe fuse in una nuova inconsueta creazione che varia al variare del punto di vista o delle condizioni di luce. Infatti, se investite da una luce diretta, queste divengono estremamente materiche, mentre in controluce, si assiste alla loro dematerializzazione.
In definitiva una metafora della “vacuità della forma” e della nostra illusoria esperienza sensoriale, a cui fa riferimento anche il Sutra del Cuore della Perfezione della Saggezza, scritto oltre duemila anni fa, ma che oggi anche la fisica quantistica sta dimostrando come tutto ciò si avvicini incredibilmente alla descrizione di quello che noi chiamiamo realtà.
«Desidero ringraziare, oltre che l’Amministrazione Comunale per aver fortemente voluto le mie opere ad Atripalda – ha detto l’artista – Anna e Gerardo Iannaccone per la preziosa collaborazione fornita al mio evento qui in Atripalda».
La mostra sarà visitabile fino al 30 giugno (9:00 - 13:00; 16:00 - 20:00).