Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Commento di Concetta Tomasetti
"Davvero il Signore è risorto": è questo il dato centrale della fede che da duemila anni i cristiani, pur divisi su altre questioni, sono concordi nel tramandare e celebrare. Cattolici, ortodossi, luterani, anglicani eccetera, tutti basano la loro fede sul fatto che Gesù non è rimasto prigioniero della morte ma è risorto, dando così la vita eterna a quanti si affidano a lui. La verità assoluta del mistero della risurrezione di Gesù Cristo dai morti è questa: Cristo risorto è sempre con noi. Non muore più, vive con noi, dentro di noi ed è Egli il motivo vero del nostro vivere, morire e risorgere. La Pasqua sta in questo. Non siamo fatti per morire, ma per vivere eternamente in Dio. La morte è stata sconfitta dalla vittoria di Cristo, nell'attesa della vittoria definitiva del morire umano che ci sarà nel giudizio universale. Noi viviamo tra due risurrezioni, non tra due morti o tra tanti morti. La prima fondamentale risurrezione è quella di Cristo nella sua Pasqua; la seconda risurrezione è quella che verrà e che ci sarà alla conclusione della storia dell'umanità, quando tutti risorgeremo per una vita senza più limiti di spazio, tempo, provvisorietà, precarietà, senza nessuna altra sofferenza, ma solo gioia per sempre anche nel nostro essere corporeo, trasformato in una vita nuova. Maria, Pietro, Giovanni, i discepoli, all'inizio non videro che quel telo; quest'anno la Sindone è in ostensione straordinaria e misericordiosa. Dinanzi ad essa, osiamo dire: “Imprimi il tuo Volto in me, Signore, perché il Padre vedendo Te in me ripeta: "Tu sei il figlio che amo"; “Imprimi il tuo Volto in me, Signore, perché sia una Sindone vivente, che porta in sé i segni della tua morte e Resurrezione.
Buona Pasqua a tutti!