Il parroco don Enzo sta per comunicare ufficialmente al sindaco Spagnuolo che per i prossimi festeggiamenti patronali la parrocchia si occuperà esclusivamente del programma religioso: I cittadini sono sempre più distaccati e gli atripaldesi veraci sempre di meno
Don Enzo De Stefano non raccoglie l’invito di Carmine Pesca avanzato su queste colonne e si prepara ad incontrare il sindaco e l’Amministrazione comunale per chiedergli di organizzare anche quest'anno la festa civile in onore di San Sabino di settembre. In altre parole, dal momento che, nonostante i vari appelli, nessuno si è fatto avanti per formare un nuovo comitato festa San Sabino dopo le dimissioni di un anno fa di quello precedente, il parroco, nel prendere atto che il comitato non si è riformato, incontrerà il primo cittadino per comunicargli ufficialmente che la parrocchia, in occasione della festa patronale di settembre, si occuperà esclusivamente dei festeggiamenti religiosi.
Don Enzo, dunque nessuno si è fatto avanti…
«Nonostante i ripetuti inviti, il comitato festa San Sabino non si è più ricomposto. Non posso che prenderne atto ed apprestarmi a comunicarlo al sindaco per chiedergli di occuparsi della festa civile di settembre mentre noi ci occuperemo di quella religiosa».
Col sindaco le ha già parlato un paio di mesi fa: come restaste d’accordo?
«Il primo cittadino offrì la disponibilità dell’Amministrazione comunale ad interessarsi dei festeggiamenti civili, come è già avvenuto lo scorso anno, raccomandandomi, però, di comunicarglielo almeno quattro mesi prima perché ha bisogno del tempo necessario per mettere insieme i fondi necessari e per mettere a punto un programma unico, evitando sovrapposizioni e incomprensioni».
Carmine Pesca, uno dei membri storici del comitato festa, pensa che lei, a questo punto, debba convocare una riunione allargata alle varie associazioni parrocchiali per provare a formare un comitato: che ne pensa?
«L’idea di Pesca non mi convince. Il comitato è espressione della comunità: se la comunità non vuole partecipare non possiamo calare dall’alto una festa organizzata da un gruppo di persone che non sono espressione del popolo. Un altro problema, poi, è che oltre a mancare le persone disponibili ad impegnarsi per organizzare la festa, mancano i soldi perché le offerte sono sempre di meno. I cittadini sono sempre più distaccati e, contemporaneamente, gli atripaldesi veraci sono sempre di meno».
Un concetto che lei ha già espresso in passato…
«Sì e non fu interpretato nel modo giusto. Ribadisco semplicemente un dato di fatto: gli atripaldesi nativi e veraci sono diminuiti e, quindi, il legame con il santo patrono è meno sentito che in passato. L’offerta per la festa di San Sabino nasce principalmente dalla devozione e dalla volontà di far sopravvivere la festa patronale. E oggi non è più come prima, soprattutto per ragioni generazionali ed economiche: è un dato di fatto incontestabile».
E quindi solo il Comune può farsi carico della festa civile?
«Avviene da tempo anche in altre realtà. Ad Avellino, per esempio, la festa dell’Assunta è finanziata dal Comune».
Sembra una strada di non ritorno…
«Non è detto. Per quanto mi riguarda continuerò a lanciare appelli alle persone di buona volontà. Senza trascurare, però, il fatto che l’impegno cristiano si concretizza nella festa religiosa: le altre cose sono importanti, ma non essenziali».
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