Domenica, 24 Nov 24

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Il Vangelo della Domenica

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 5, 21-24.35b-43)

Gesù prese la mano della bambina: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito ella si alzò…

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Commento di Concetta Tomasetti

Ben due miracoli nel brano di oggi: la risurrezione della figlia di Giairo e la guarigione della donna colpita da inguaribile emorragia. Sullo sfondo fanno capolino i due quesiti a cui Marco, dal primo all’ultimo capitolo, tenta di dare risposta: «Chi è Gesù?» e «Chi è il discepolo?». Giairo e l’emorroissa, due non rassegnati, due che non si piegano alla ineluttabilità degli eventi, due che non accettano che i loro progetti e i loro legami debbano andare in frantumi, due la cui esistenza si snoda nel canale di quella fede che osa l’impossibile persino di fronte all’evidenza, quando non c’è più nulla da fare, due che non si lasciano morire. Se solo avessimo un po’ della loro determinazione e della loro tenacia che non ha paura di disturbare! È la loro fede che prima intravede e poi ottiene l’impossibile, una fede nata dalla disperazione, una fede che non teme di infrangere regole e consuetudini. Udito parlare di Gesù… La fede nasce dall’ascolto. La donna che neppure la medicina è stata in grado di curare, non si è rassegnata a vivere così come la legge d’Israele obbligava. Ella si era messa alla ricerca di Gesù e lui non aveva fatto altro che restituirle il potere e la fiducia che esistevano in lei. Non era più schiava della sua malattia, non era più condannata a vivere fuori dal cerchio sociale. La fede l’ha trasformata: la fiducia è ciò che salva e dà dignità alla persona. “Continua solo ad avere fede”. Mi pare sia questo il vero miracolo. Non lasciar perdere quando tutto sembra finito perché volontà di Dio è che tu abbia la vita. La donna affetta da emorragia e Giairo mostrano le diverse maniere con cui l'uomo, nel suo bisogno, si rivolge al Signore. Giairo, uomo con funzione sociale e religiosa importante, supplica, parla molto, ma ha anche il coraggio e l'umiltà di inginocchiarsi, di gettarsi a terra davanti a Gesù. L'emorroissa parla invece con il corpo, con il tatto, non dice parola alcuna, se non interiormente, tra sé e sé, per dotare di intenzionalità il suo toccare. Ognuno, nel proprio bisogno, va a Dio con il proprio linguaggio, cioè con tutto se stesso, con la verità di se stesso.

Buona settimana, Amici!

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