Giovedì, 26 Dic 24

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Il Vangelo della Domenica

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6, 60-69)

«Le parole che io vi dico sono spirito e vita. Ma fra voi vi sono alcuni che non credono».

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Commento di Concetta Tomasetti

Il brano del Vangelo di oggi suscita, in chi crede, la stessa tristezza che era in Gesù. Aveva parlato a lungo dell'Eucarestia. Quante volte aveva ripetuto: 'Io sono il Pane della vita e 'Chi mangia di questo pane vivrà'! Ma in chi lo ascoltava non vi era stata la sorpresa colma di gratitudine di chi, amando, può comprendere un tale dono, anzi vi era stato imbarazzo, costernazione. Eppure le affermazioni di Gesù erano la realtà stessa del grande amore di Dio per noi. Non un amore, che è solo parola, ma un Amore che va oltre ogni possibile attesa, oltre ogni nostra povera immaginazione: un Amore che dà se stesso, diventa parte della nostra stessa vita. 'Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna' ripeteva Gesù, ma non fu capito allora e, forse, da troppi, non è capito oggi. Basta vedere l'assenza di tanti alla S. Messa festiva, concepita come 'un di più' a cui si può partecipare qualche volta... nelle 'feste comandate', secondo la regola stessa offerta dalla catechesi, per cui occorre 'almeno confessarsi una volta l'anno e comunicarsi a Pasqua'. Mi ha sempre fatto impressione questa 'norma', come dire per il corpo: 'basta mangiare una volta l'anno'. Ma è più importante la vita del corpo o la vita interiore, spirituale? Come può l'uomo spirituale affrontare il cammino dell'esistenza verso la mèta eterna, senza il cibo, che è Gesù stesso, Dio eterno e vivente? Forse non ci rendiamo conto di vivere la stessa incomprensione e chiusura di cuore e di mente degli interlocutori di Gesù. "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna". Da chi andiamo, oggi, ad ascoltare parole di vita in questo mondo di ciarlatani che vivono di palcoscenici, di riflettori, di rotocalchi rosa e di telecamere? Il Maestro e il suo primo discepolo oggi ci lasciano con questo interrogativo: "Volete andarvene anche voi?... Signore, da chi andremo?". Siamo al bivio della fede, ancora una volta: o con Dio o senza di lui. Da che parte ci mettiamo?

Buona settimana. Amici!

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