Giovedì, 21 Nov 24

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Il Vangelo della Domenica

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 7, 1-8.14-15.21-23)

«Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui possa renderlo impuro». Ma il male esce dal cuore.

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Commento di Concetta Tomasetti

Leggiamo con profonda fede il Vangelo di oggi. "In quel tempo, si riunirono intorno a Gesù i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme. I maestri giudaici avevano costruito, sul primitivo nucleo della Toràh, 613 prescrizioni suddivisi in 365 proibizioni (come i giorni dell’anno) e 248 prescrizioni (corrispondenti alle parti del corpo umano secondo il computo rabbinico). L’intenzione era buona: si voleva che la Toràh abbracciasse tutta la vita e l’impegno dell’uomo. Gesù si mostra durissimo contro il rischio di una religione esteriore. Veniva da villaggi e campagne dove il suo andare era come un bagno dentro il dolore. Dovunque arrivava, gli portavano i malati, mendicanti ciechi lo chiamavano, donne di Tiro e Sidone cercavano di toccargli almeno la frangia del mantello, almeno che la sua ombra passasse come una carezza sulla loro umanità dolente. E ora gli chiedono di tradizioni, di mani lavate o no, di abluzioni di stoviglie, di formalismi vuoti! Ed ecco che Gesù inaugura la religione del cuore, la linea dell'interiorità. "Non c'è nulla fuori dall'uomo che entrando in lui possa renderlo impuro. Sono le cose che escono dal cuore dell'uomo a renderlo impuro". Egli invita il credente a ricercare in sé l'origine del male che compie e a non rifugiarsi in sistemi di autogiustificazione in base a cui si accusano gli altri per discolpare se stessi, si proietta la colpa fuori di sé per non dover affrontare i mostri che abitano il proprio cuore. Ma il ritorno al cuore non basta. Ci guardiamo dentro e vi troviamo di tutto, anche cose delle quali ci vergogniamo: dal cuore vengono le intenzioni cattive, prostituzioni, omicidi, adulteri, malvagità... un elenco impressionante di dodici cose cattive, che rendono impura la vita. C'è bisogno di purificare la sorgente, di evangelizzare le nostre zone di durezza e di egoismo, guardandoci con lo sguardo di Gesù: il suo sguardo di perdono sulla donna adultera, su Maria Maddalena, su Pietro pentito, sguardo che trasforma, che ci fa abbandonare il peccato passato e ci apre a un futuro buono. Non sono le pratiche esteriori che purificano, è più facile lavare le mani che lavare le intenzioni. Occorre lo sguardo di Gesù.

Buona domenica e buona settimana, Amici!

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