Raffaele La Sala ricorda la figura di uno dei fondatori del Centro studi storici ed autore di diversi volumi
Sono già dieci anni che Sabino (Atripalda 1930-2000) non c'è più. E che nessuno lo abbia ricordato, non è un bene per la memoria pubblica della nostra Città.
Impiegato al bancolotto, fu autodidatta di vasti e tumultuosi interessi culturali (fu bibliofilo, raccoglitore di documenti e testimonianze, collezionista e cultore di patrie memorie) e politici (nel partito socialista di Sabino Narciso).
Mi raccontava di un'infanzia difficile di disagi e povertà e di un caparbio ed ostinato esercizio per migliorarsi, studiare, procurandosi eroiche occasioni di lettura, persino dai giornali adoperati per incartare il pesce.
Orgoglioso della sua famiglia, insolitamente numerosa, Sabino Tomasetti riversava il frutto della sua appassionata e certosina ricerca, talvolta anche un po' alla rinfusa, in volumi che lo consacravano come 'storico' della nostra Città.
Entusiasta fondatore del Centro di Studi Storici (con Vittorio Solimene, padre Pasquale Caporale, Galante Colucci e, tra gli altri, anche con me) ha lasciato un patrimonio, difficilmente quantificabile, di documenti e volumi. So che la figlia Concetta ne sta curando la catalogazione e lo studio, muovendosi con più accurati strumenti ermeneutici, lungo il percorso tracciato dal padre. E rinnovo l'invito e l'auspicio (che mi permetto di rivolgere, per tutti, a Concetta ed a Pasquale) che si promuovano iniziative ed occasioni per ricordare Sabino come merita, soprattutto per l'amore autentico e straordinario che portò alla sua ed alla nostra comunità. In memoria.
Raffaele La Sala